La Procura di Monza ha formulato richiesta di giudizio immediato nei confronti di Zakaria Atqaoui, il 23enne reo confesso dell’omicidio della ragazza di Cologno Monzese, avvenuto alle prime ore del mattino di sabato 29 luglio 2023, nella casa di lei. Le aggravanti restano quelle già ipotizzate dagli inquirenti in estate. I futili motivi, la premeditazione, e poi l’uso del «mezzo insidioso», per essersi nascosto nell’armadio della camera da letto, dal quale è sbucato all’improvviso per accoltellare ripetutamente Sofia Castelli, 20 anni, l’ex fidanzata che voleva sorprendere a tutti i costi «con un altro» per «fargliela pagare».
La sorte processuale del fascicolo, dopo un passaggio all’ufficio del gip, è di fatto segnata verso il giudizio in Corte d’Assise a Monza, presieduta dal giudice Carlo Ottone De Marchi. Avendo il pm Emma Gambardella contestato l’omicidio pluriaggravato — reato punito con l’ergastolo nel massimo della pena — l’imputato non può avvalersi del rito abbreviato. In questi mesi, secondo quanto emerso, il ragazzo italo-marocchino è stato trasferito dalla casa circondariale di Monza al carcere di Pavia, in una sezione riservata ai detenuti «protetti».
Fu lui, quella mattina di fine luglio, sporco di sangue, a fermare una pattuglia della polizia locale del comune dell’hinterland, dicendo di aver commesso un omicidio. Sofia Castelli, nelle ore precedenti alla brutale aggressione, aveva trascorso la notte in un locale della periferia est di Milano, il The Beach. Aveva fatto l’alba assieme ad una delle sue amiche più strette, Aurora Fiameni, sua compagna di classe alle scuole superiori. In quei giorni, i genitori e il fratello erano via per qualche giorno di vacanza e le due ragazze avevano programmato di dormire assieme, a casa di Sofia. Si erano ritirate in due stanze diverse, visto che una avrebbe dovuto svegliarsi prima dell’altra per impegni personali. Non sapevano, al loro rientro dopo una notte di svago, accompagnata da un video girato all’alba e postato sui social, che nell’armadio era nascosto Atqauoi, con l’arma in mano, prelevata dalla cucina. Sofia era stata sopraffatta nel sonno, accoltellata alla gola. L’amica non si era accorta di nulla.
Tra assassino e vittima c’era stata una relazione. Durante il lockdown, il giovane era stato anche accolto dalla famiglia Castelli. Qualche giorno prima dell’agguato, con la scusa di mangiare un dolce assieme che lui stesso aveva portato, si era fatto aprire la porta dalla ex, e si era impossessato di nascosto di un mazzo di chiavi di casa. Le aveva usate per entrare, mentre le ragazze erano a ballare, e si era rintanato nell’armadio a guardare lo smartphone, rimanendoci per sei ore in attesa. Lui sperava di tornare assieme alla ventenne, che invece voleva voltare pagina. Era ossessionato dall’idea che si vedesse con un altro ragazzo, come raccontato ai carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni. Prima del fatto, dall’armadio, aveva mandato un messaggio a un amico: «Giuro, gliela faccio pagare». Al Besta di Cimiano, dove Sofia si era diplomata al liceo delle Scienze umane, lo scorso mese hanno inaugurato una panchina rossa in suo nome.