Casi di scabbia in provincia di Varese? Sì, ma non a livelli di allarme. L’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) Insubria smentisce la richiesta di fare luce su una potenziale situazione anomala, confermando la presenza di casi di scabbia nel territorio. La sorveglianza sanitaria dell’ATS Insubria, basata sulle segnalazioni dei medici ospedalieri e del territorio, ha rilevato un andamento costante negli ultimi anni, con una trentina di casi mensili in tutto il territorio. La scabbia è una malattia cutanea causata da un acaro parassita molto diffuso. Questa malattia è favorita dalla vita in comunità e, talvolta, da una scarsa igiene.
Il contagio avviene principalmente attraverso il contatto diretto e prolungato con una persona già infettata. Il contagio indiretto è raro ed avviene attraverso il passaggio dell’acaro dalla biancheria e dalle lenzuola, se sono state recentemente contaminate dal malato. Il periodo di incubazione prima della comparsa dei sintomi può essere molto lungo, fino a 6 settimane.
Il sintomo più diffuso della scabbia è un prurito intenso, soprattutto di notte, che porta la persona infettata a grattarsi. Si manifestano anche papule e lesioni da grattamento, soprattutto nelle pieghe cutanee come inguini, ascelle e spazi interdigitali.
In caso di sospetta malattia, l’ATS Insubria raccomanda di rivolgersi al Medico di Medicina Generale o al Pediatra di Famiglia. Il trattamento della scabbia si basa su terapie orali o sull’applicazione di unguenti a base di antiparassitari che uccidono l’acaro responsabile del prurito. Nonostante sia una malattia contagiosa, esistono farmaci che consentono una cura efficace in tempi relativamente brevi.
Per prevenire il rischio di diffusione del contagio in ambito familiare, si prescrive un trattamento topico di profilassi anche per i conviventi del malato. È inoltre fondamentale effettuare un intervento di bonifica ambientale, sanificando e lavando a temperature elevate la biancheria, gli indumenti e gli arredi in tessuto.