Il caso del veterinario Giuseppe Genta, condannato per uccisione e maltrattamento di animali, ha riaperto le porte del tribunale di Pavia. Nonostante la sua radiazione dall’Ordine dei medici veterinari nel 2015 e la condanna definitiva della Corte di Cassazione nel 2017, sembra che Genta abbia continuato a esercitare la sua professione, approfittando delle persone che si sono rivolte a lui per via delle loro scarse disponibilità economiche.

Il processo penale, iniziato lunedì, coinvolge anche altri tre imputati, tra cui una veterinaria accusata di aver agevolato l’attività illecita di Genta. Le indagini sono state avviate nel 2021 grazie all’attività della sede Lav dell’Oltrepò pavese, che ha raccolto le testimonianze della famiglia di Cocò, una cagnolina morta in seguito a un intervento di sterilizzazione praticato da Genta in condizioni igieniche precarie.

La condotta di Genta, come descritta nell’imputazione, è estremamente grave, soprattutto perché si tratta di un ex veterinario che avrebbe approfittato della difficoltà economica delle persone, causando sofferenza e morte agli animali coinvolti. Questo sembra quasi essere un oltraggio alla giustizia che lo ha già condannato. Questi casi mettono in evidenza l’importanza di una revisione della normativa fiscale sulle prestazioni veterinarie, che spesso hanno costi proibitivi e spingono le persone in difficoltà economica a cadere vittime di truffatori, compromettendo la vita degli animali.

Il caso di Giuseppe Genta è emerso nel 2012, quando è stato arrestato con l’accusa di maltrattamenti sugli animali e violenza sessuale sulle dipendenti delle sue cliniche. Le testimonianze delle donne hanno permesso di ricostruire le torture inflitte agli animali: privazione di acqua e cibo, mancata somministrazione di antidolorifici, interventi chirurgici con dosi di anestesia insufficienti, maltrattamento fisico e uccisione di animali. Dopo la condanna definitiva a 3 anni e un mese di carcere e la radiazione dall’Ordine, l’ex veterinario deve ancora rispondere delle accuse di maltrattamento, uccisione di animali ed esercizio abusivo della professione.

È fondamentale che casi come questo vengano affrontati con la massima serietà e che vengano adottate misure appropriate per garantire la tutela degli animali e la punizione dei responsabili. La giustizia deve fare il suo corso e assicurarsi che simili episodi non si ripetano in futuro. La professione veterinaria è una professione nobile e rispettabile, e non può essere macchiata da individui senza scrupoli che mettono in pericolo la vita degli animali per il proprio tornaconto.

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