Situazione critica al camping “No stress” di Lazzago, che chiuderà il 31 dicembre. Da anni, questo camping è diventato un dormitorio per persone che non riescono a trovare alloggio altrove, come disoccupati, beneficiari del reddito di cittadinanza, stranieri in attesa di regolarizzazione, senzatetto e lavoratori con contratti precari. A meno di dieci giorni dalla chiusura, una ventina di ospiti sono ancora alla ricerca di alternative. Tra di loro c’è anche una famiglia straniera con un bambino di 11 anni, che ha un regolare permesso di soggiorno.

I Servizi sociali del Comune si stanno occupando solo dei residenti di Como, mentre si sa ancora poco o nulla sul destino degli altri ospiti. Nonostante il sindaco abbia avvertito i suoi colleghi sindaci della situazione, non sembra che siano state prese misure a riguardo. Questo crea grande preoccupazione, come confermano i volontari che stanno cercando soluzioni dignitose per queste persone. Basta guardare i portici della basilica del Crocifisso o il riparo sotto le tettoie dell’ex supermercato per vedere che ci sono una quarantina di senzatetto che si rifugiano lì con cartoni, coperte e poche risorse. Non tutti sono disposti ad accettare aiuto, ma anche se lo fossero, sarebbe difficile offrire loro un tetto, dato che i posti letto sono tutti occupati.

Tornando al camping “No stress”, si parlò della sua chiusura nel maggio 2020 per violazioni del Dpcm Covid. Cinque giorni dopo, fu trovato il cadavere di un ospite di 58 anni, morto per cause naturali, ma il campeggio non chiuse. Lo scorso gennaio, un altro ospite di 66 anni fu ricoverato in condizioni gravi a causa di una fuga di gas. Nonostante queste situazioni, il campeggio non chiuse fino a quando, lo scorso febbraio, una donna di 51 anni fu trovata morta nel suo bungalow. Da allora, c’è stato solo silenzio in attesa di soluzioni. Il Comune ha fatto sgomberare la parte di terreno di sua proprietà, ma c’è ancora una seconda parte di terreno privato aperta con poche casette e alcuni ospiti rimasti. La loro situazione è precaria e la speranza è che riescano a trovare un altro alloggio prima della chiusura del campeggio.

Questa situazione mette in luce la difficoltà di trovare alloggio per molte persone in situazioni precarie. È necessario che le istituzioni si impegnino per trovare soluzioni a lungo termine per queste persone, in modo che non si trovino costrette a vivere per strada. La solidarietà e l’aiuto delle comunità locali sono fondamentali per affrontare questa emergenza abitativa.

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