La vigilia di Natale è una tradizione che ha radici antiche e che ancora oggi viene celebrata in molte località italiane. In particolare, nella regione della Valtellina, la vigilia era un momento di grande importanza, caratterizzato da veglie nelle stalle e cerimonie religiose.

Secondo Lina Rini Lombardini, autrice del volume ‘In Valtellina – Colori di leggende e tradizioni’, la veglia iniziava dopo cena, quando le famiglie si riunivano intorno alle grandi stufe o ai camini monumentali. Le stalle diventavano il luogo di incontro, evocando l’atmosfera della Terra Santa con la presenza di un asinello e un bue. Durante queste veglie, il più anziano raccontava antiche profezie ai giovani e ai bambini, si recitava il rosario e si invocavano benedizioni per i familiari, il bestiame e la terra.

In alcune località, le veglie erano allietate da merende a cui gli uomini portavano vino generoso e le donne focacce. Nella notte della vigilia, le mamme preparavano indumenti per i bambini poveri del paese o della valle, mentre i veglianti nelle stalle accendevano il fuoco nelle loro case. Le nonne raccomandavano alle nipoti di tenere acceso un lume tutta la notte verso oriente, perché è da lì che arrivano i Re Magi.

Durante la cerimonia religiosa a Bormio, si usavano soffiare fischietti colmi d’acqua, forse in riferimento agli zufoli dei pastori. Dopo la messa, i fedeli si godevano il primo convivio natalizio, con il pagrand che versava a tutti un goccio di acquavite in bicchierini. All’alba, si gustava vino bianco e pan bon, un pane fatto con lievito di segala, farina di frumento, burro cotto e uvetta.

Il presepe aveva un grande valore in questo periodo, e a Cepina i giovani regalavano alla morosa una bescia intagliata nel legno del proprio bosco. A Tirano, i ragazzi intonavano un inno mentre si dirigevano verso la stalla, dove bruciavano fronde resinose e incenso. La veglia nella stalla a Grosio era più allegra che devota, mentre i ragazzi offrivano alle fidanzate il vino dolce delle botegie e i brasciadei.

Ogni paese aveva il suo cibo speciale per la vigilia. A Pedenosso era preferito lo spek o il riso bollito nel latte con burro e formaggio, mentre a Grosio si gustava la pizzocherera, a base di gnocchi con verze, patate e strutto grasso.

Gli anziani si vestivano in modo elegante per andare alla messa di mezzanotte, mentre le donne di Sondalo indossavano casach attillati con bottoni intarsiati. Le donne di Grosio sfoggiavano fazzoletti di lino bianco e scusai di seta. Durante la processione, si seguiva il capofamiglia che talvolta reggeva una lampada. A Sondalo, il Gesù Bambino veniva prima del ‘Gloria in excelsis’, mentre a Cepina i bambini cantavano con voci angeliche.

La vigilia di Natale rappresentava un momento speciale di unione familiare e di tradizioni antiche che ancora oggi vengono custodite e celebrate nella regione della Valtellina.

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