Sfruttamento e caporalato nel settore della vigilanza privata a Como

Settemila vigilantes sottopagati. Incassavano meno di 5 euro e mezzo lordi l’ora. Lavorano per due importanti società comasche del settore della vigilanza privata. Ad accorgersi che le guardie private erano sistematicamente inquadrate in livelli contrattuali di molto inferiori rispetto alle mansioni realmente svolte e che ricevevano una paga sproporzionata al ribasso rispetto alla quantità e al tipo di lavoro, sono stati i finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria Como su delega dei magistrati della Procura della Repubblica di Milano.

Gli investigatori della Finanza hanno accertato che i vertici aziendali dei due istituti di sicurezza privata sfruttavano e spremevano i 7mila dipendenti, con continue richieste di straordinari e compiti aggiuntivi retribuiti in maniera inadeguata, ricattandoli e tenendoli sotto scacco perché sapevano che hanno bisogno di portare a casa lo stipendio. Proprio grazie alle indagini svolte dagli investigatori della Finanza i giudici hanno imposto ai titolari di entrambe le società di aumentare ai 7mila metronotte il compenso del 38%.

Nel 2023 i militari delle Fiamme gialle hanno inoltre scoperto 256 lavoratori obbligati a lavorare in nero: un vero e proprio piccolo esercito di lavoratori non assunti regolarmente. La maggior parte, 150, sono italiani, 19 egiziani, 18 turchi, 9 pakistani, 7 cinesi, gli altri di Albania, Argentina, Bangladesh, Brasile, Sri Lanka, Colombia, Cuba, Francia, Ghana, Regno Unito, Libano, Marocco, Moldavia, Nigeria, Polonia, Romania, Russia, Senegal, Somalia, Svizzera, Tunisia, Ucraina, Ungheria, Stati Uniti, Uzbekistan, Timor est e Venezuela. I titolari degli esercizi sanzionati sono invece 78 italiani, 17 egiziani, 8 cinesi, altrettanti turchi, 7 pakistani, gli altri di Bangladesh, Sri Lanka, Grecia, Kirghizistan, Libano, Marocco, Mauritius, Polonia, Romania, Senegal e Svizzera. Sfruttamento e caporalato non conoscono infatti confini e non pongono differenza di nazionalità né di paese d’origine.

“Il settore economico in cui statisticamente è stata riscontrata la maggiore presenza di manodopera in nero è quello della ristorazione, compresi bar e pasticcerie con 168 violazioni riscontrate”, spiegano dalla Guardia di Finanza lariana, in un contesto dove il turismo italiano e straniero è molto sviluppato e in costante crescita.

La notizia dell’exploit delle Fiamme Gialle contro il caporalato e lo sfruttamento nel settore della vigilanza privata a Como ha suscitato grande scalpore. È inammissibile che migliaia di lavoratori, che svolgono un ruolo fondamentale per la sicurezza delle persone e delle aziende, vengano sfruttati e pagati in maniera indegna.

Le guardie private hanno un ruolo cruciale nella tutela della sicurezza e nella prevenzione dei reati. Dovrebbero essere trattate con il giusto rispetto e remunerate adeguatamente per il loro lavoro. È inaccettabile che vengano costrette a fare straordinari non retribuiti e a svolgere compiti aggiuntivi senza un adeguato compenso.

Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato all’imposizione di un aumento del 38% del compenso per i 7mila metronotte impiegati nelle due società coinvolte. È un passo nella giusta direzione, ma è necessario fare di più per garantire condizioni di lavoro dignitose a tutti i dipendenti del settore della vigilanza privata.

Inoltre, la scoperta di 256 lavoratori obbligati a lavorare in nero è un ulteriore segnale dell’esistenza di un grave problema di sfruttamento nel settore. Non possiamo permettere che migliaia di persone vengano costrette a lavorare in condizioni precarie e senza alcuna tutela.

È fondamentale che le autorità competenti intensifichino i controlli e le sanzioni nei confronti delle aziende che si rendono colpevoli di sfruttamento e caporalato. È necessario anche sensibilizzare l’opinione pubblica su questa problematica, affinché si ponga fine a queste ingiustizie e si promuova una maggiore consapevolezza sui diritti dei lavoratori.

Il settore della vigilanza privata deve essere regolamentato in maniera più rigida, al fine di garantire la tutela dei lavoratori e la qualità dei servizi offerti. È indispensabile promuovere una cultura aziendale basata sul rispetto dei diritti dei dipendenti e sulla trasparenza nelle relazioni contrattuali.

L’exploit delle Fiamme Gialle a Como è un segnale chiaro che non possiamo ignorare. È urgente agire per porre fine allo sfruttamento nel settore della vigilanza privata e garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti i dipendenti. Solo così potremo costruire una società più giusta e equa.

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