Il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere dopo dieci anni dalla vicenda, nonostante la richiesta di assoluzione avanzata dalla Procura. Tra i nove imputati, solo uno è stato condannato a 18 mesi di reclusione.

Il protagonista di questa vicenda, ormai datata di almeno dieci anni, è Roberto Sestini, 88 anni, presidente del gruppo Siad di Osio Sotto. L’esito del processo era prevedibile, considerando le richieste del pubblico ministero e il tempo trascorso dai fatti. Ad eccezione di un altro imputato, il giudice Alberto Longobardi ha dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione (dieci anni) sia per Sestini che per quasi tutti gli altri sette imprenditori accusati di fatturazioni per operazioni inesistenti o sovrafatturate, al fine di evadere le imposte.

L’unico condannato, a un anno e mezzo, è Patrizio Della Vite, 70 anni, legale rappresentante della Stc di Bergamo. È difeso dall’avvocato Rahamata Izzo. Della Vite è stato condannato per occultamento o distruzione di documentazione contabile obbligatoria per il 2011, allo scopo di non consentire la corretta ricostruzione dei redditi e del volume d’affari.

Tra gli imputati, Virgilio Gherardi, 81 anni, titolare dell’omonima impresa edile, è stato assolto o prosciolto, così come Nazareno Artifoni, 63 anni, Aldo Maffi, 61 anni, Roberto Dolci, 44 anni, Daniele Ghezzi, 70 anni, Paolo Ardenghi, 53 anni, e Marco Sala, 51 anni.

Per quanto riguarda Sestini, le imputazioni erano tre. Come legale rappresentante della Siad, per l’indicazione di elementi passivi nel modello unico attraverso fatturazioni del 2011 per consulenze per allargarsi nei mercati esteri nel 2012, per un importo di 30.000 euro. Come legale rappresentante di Esa, per fatturazioni del 2012 per 11.680 euro. E come legale rappresentante di Siad Macchine Impianti, per fatturazioni emesse dalla Levi Consulting Ltd per un importo di 150.820 euro, a dicembre 2013. Secondo l’accusa, questa ultima contestazione non era ancora prescritta, ma il giudice ha ritenuto diversamente. Durante l’udienza del 3 novembre, il pubblico ministero ha sostenuto che le prestazioni pagate dalla società di Sestini alla Levi Consulting fossero state effettivamente rese. Questo fatto è stato sottolineato anche dall’avvocato Paolo Pozzetti, difensore di Sestini. Inizialmente, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso dei verbali di accertamento, ma successivamente ha riconosciuto la veridicità delle prestazioni in fattura.

Questa era una vasta indagine con 30 indagati, nata da una segnalazione all’Agenzia delle Entrate riguardante una procedura di voluntary disclosure, che permette di regolarizzare la situazione fiscale di beni o capitali detenuti all’estero senza averli dichiarati, pagando le imposte dovute. Ad eccezione di Sestini, le indagini si sono concentrate sulle sponsorizzazioni nel mondo del rally.

In conclusione, dopo dieci anni, il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere per la maggior parte degli imputati, ad eccezione di uno che è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione.

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