Assolto per insufficienza di prove: si è chiuso così il processo a G. L., 46enne rappresentante di prodotti alimentari residente a Bergamo, accusato di aver inviato una mail con minacce indirizzate all’ex ministro degli Esteri Luigi di Maio. A prendere la decisione il giudice dell’udienza preliminare Anna Maria Gavoni.

L’episodio è del 21 marzo 2022, quando alla casella postale del Senato fu indirizzato un messaggio abbastanza ambiguo: «Riferite, da parte mia e di molti altri al ministro Di Maio, di non esagerare con le dichiarazioni pubbliche ostili nei confronti di Putin e della Russia – si leggeva nel testo -. Se vuole la guerra vada a combattere in Ucraina a suon di lanci di bibite! In caso contrario saremo costretti a fermarlo noi, in qualsiasi altro modo… Grazie dell’attenzione».

Nel procedimento si era costituito parte civile anche l’allora grillino e componente del governo Draghi, che oltre alla condanna al carcere di un anno chiesto dalla Procura aveva domandato un risarcimento in denaro, da devolvere poi in beneficenza.

L’imputato, come riportato oggi (mercoledì 27 dicembre) dal Corriere Bergamo, era accusato di minacce a corpo politico dello Stato, allo scopo di impedirne o turbarne l’attività. Pochi i dubbi sul fatto che la mail sia partita dall’indirizzo del 46enne bergamasco. Tuttavia, sentito dalla Digos, aveva negato di averla scritta lui e aveva ipotizzato che dietro ci fosse l’iniziativa di qualche hacker. Aveva anche chiesto al provider di poter scoprire il vero autore, ma a causa del tempo trascorso non era più possibile e quindi aveva sporto denuncia per sostituzione di persona.

Per il pm, inoltre, l’imputato avrebbe dovuto affidare la consulenza a un esperto, un’azione che però secondo il suo avvocato Enrico Cortesi sarebbe spettata all’Accusa. Discussa anche la costituzione come parte civile di Di Maio, dato che non era più ministro da tempo e, di conseguenza, semmai era prerogativa della Farnesina partecipare al procedimento giudiziario come parte lesa. Il Ministero, però, non lo ha mai fatto e comunque si era ritenuto che il bersaglio specifico fosse lui come persona.

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