Giulia Taesi, una donna di 29 anni originaria di Brescia, è stata condannata a scontare 16 anni di carcere per l’omicidio di un pusher tunisino di nome Riadh Belkahla. Insieme al suo ex fidanzato Manuel Rossi, ha commesso il crimine il 12 aprile 2016, pugnalando la vittima 81 volte a causa di un debito di mille euro.

Nonostante la sua condanna, a Taesi era stato concesso di lavorare all’esterno del carcere di Verziano. Tuttavia, di recente è tornata ubriaca in carcere dopo una cena di Natale al ristorante dove lavora come cameriera. A causa di questo episodio, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia ha deciso di sospendere i permessi per l’uscita dal carcere per motivi di lavoro. Inoltre, è stato aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Taesi, che è stata isolata per alcuni giorni.

È importante sottolineare che Taesi è stata condannata a una pena molto lunga per un crimine grave, e il fatto che abbia violato le regole non può essere tollerato. I permessi concessi ai detenuti per lavorare all’esterno del carcere sono un privilegio che deve essere rispettato e che può essere revocato in caso di comportamenti inappropriati.

Tuttavia, è altrettanto importante ricordare che le persone possono commettere errori e che è necessario dare loro la possibilità di redimersi e di imparare dai propri sbagli. È auspicabile che Taesi rifletta sul suo comportamento e che, nel futuro, dimostri di essere meritevole di una seconda possibilità.

Nel frattempo, le autorità competenti devono assicurarsi che i detenuti che godono di permessi per lavorare all’esterno del carcere vengano sottoposti a un controllo più rigoroso per evitare situazioni simili in futuro. La sicurezza pubblica deve essere una priorità, e i detenuti devono essere tenuti responsabili delle loro azioni.

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