Via libera all’udienza per la discussione sull’istanza di revisione della sentenza con cui sono stati condannati all’ergastolo per la strage di Erba Olindo Romano e Rosa Bazzi. L’udienza si terrà il 1 marzo a Brescia e sarà “dibattimentale” e si discuterà dell’impugnazione proposta dalla procura generale di Milano e dagli imputati. Si tratta di un processo di revisione in cui i giudici ascolteranno le parti e potranno decidere come procedere. È già un giudizio di revisione, quindi si tratta di vedere se ammetteranno nuove prove e come andrà a finire.

Non è la prima volta che a Brescia decidono di ammettere un’istanza di revisione di un processo così importante. Nell’ottobre del 2022, la Corte d’appello di Brescia aveva rigettato l’istanza di revisione del processo avanzata da Maurizio Tramonte, l’ex informatore dei servizi segreti condannato all’ergastolo per la Strage di piazza della Loggia di Brescia del 28 maggio 1974. Il rigetto dell’istanza di revisione era stato poi confermato dalla Cassazione.

La scorsa estate, la procura generale di Milano aveva trasmesso gli atti per far valutare una revisione del processo per la strage di Erba. Il sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser aveva proposto di riaprire il processo ritenendo i due imputati innocenti. La decisione della corte bresciana sulla discussione nel merito è attesa oggi: i giudici avrebbero potuto dichiarare l’istanza manifestamente inammissibile ma non l’hanno fatto.

Bazzi e Romano sono stati condannati in tutti e gradi di giudizio e dopo le polemiche la procura di Como aveva messo a disposizione tutte e tre le sentenze con cui i giudici avevano ritenuto i due imputati responsabili del massacro. Tutto avvenuto dell’11 dicembre 2006. Fu proprio Frigerio a indicare in aula i due imputati.

Alla base delle condanne, secondo i giudici, ci sono confessioni spontanee ritenute coerenti, parole riscontrate dagli appunti che Olindo Romano aveva segnato sulla Bibbia e i particolari indicati da due coniugi che solo chi era stato sulla scena del delitto poteva sapere. Ovviamente il riconoscimento di Olindo da parte di Frigerio. In secondo grado i magistrati avevano bocciato le piste alternative e riconosciuto nell’odio il movente della ferocia. La Cassazione aveva confermato il verdetto di secondo grado ripercorrendo tutte le prove raccolte nei gradi precedenti.

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