La sentenza di primo grado del 2017, che ha condannato a otto anni di reclusione il foreign fighter Monsef El Mkhayar per terrorismo internazionale, è stata dichiarata nulla dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano. Questa decisione è stata presa in base alle nuove disposizioni introdotte dalla riforma Cartabia per i processi in assenza dell’imputato, che potrebbe essere morto o ancora detenuto in Siria. Non si hanno notizie di Monsef dal 2019, quando rilasciò alcune interviste dal carcere dichiarandosi pentito e pronto a collaborare con le autorità italiane. Dopo queste dichiarazioni, però, è calato il silenzio e le ricerche non hanno dato risultati. Ieri i giudici hanno accolto le richieste del suo avvocato, l’avvocato Gianpaolo Di Pietto, cancellando di fatto la condanna. La sentenza di primo grado è stata dichiarata nulla per difetto di notifica, in quanto Monsef non ha mai ricevuto gli atti del processo essendo in Siria e quindi non poteva conoscere le accuse a suo carico. Questo rende anche illegittima la dichiarazione di latitanza. La Procura generale non si è opposta a questa decisione e ora si attendono le motivazioni dei giudici.

Nonostante la sentenza di ieri, l’ordinanza di custodia cautelare e il mandato di arresto nei confronti di Monsef rimangono validi. Se in futuro verrà individuato, si ripartirà dalle indagini preliminari e potrà essere celebrato un nuovo processo. In caso contrario, il caso rimarrà “congelato” in attesa di certezze sulla sua sorte. Anche l’unica parente di Monsef in Italia, una zia, non ha più informazioni da anni. Monsef, che aveva vissuto per un periodo nella comunità Kayros di Vimodrone, era partito per la Siria dopo un processo di radicalizzazione in Italia, iniziato quando era ancora minorenne.

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