Il primario della ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Saronno, Ubaldo Seghezzi, è stato accusato di peculato e truffa. A giugno compirà 60 anni ed è stato interdetto in seguito a una misura di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Busto Arsizio, Tiziana Landoni. È stato eseguito anche un sequestro di 70mila euro. Secondo l’accusa, il medico visitava pazienti “in nero” presso studi privati nel comasco e nel milanese e faceva analizzare i prelievi eseguiti sulle pazienti utilizzando la struttura pubblica.
I Finanzieri della Guardia di Finanza di Varese hanno eseguito una misura di interdizione dall’esercizio della professione di medico per un anno e un sequestro emesso dal Tribunale di Busto Arsizio, del valore di circa 70mila euro, nei confronti di un ginecologo in servizio presso un ospedale di Saronno.
Le indagini della polizia economica e finanziaria sono iniziate a seguito di una segnalazione di un dirigente medico che aveva raccolto le anomalie procedurali sugli esami “pap test” eseguiti presso l’ambulatorio di ginecologia dell’ospedale. Le successive indagini condotte dai finanzieri della Compagnia di Saronno, coordinati dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, hanno permesso di denunciare il primario per i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e peculato. Durante le indagini, sono state ascoltate più di 60 pazienti che hanno confermato che le visite erano avvenute “in nero” e al di fuori dell’ospedale. È emerso che il medico utilizzava il laboratorio di analisi dell’ospedale per le sue visite private, consegnando i “pap test” presso il laboratorio per l’analisi, facendo credere che le pazienti fossero state visitate presso l’ambulatorio istituzionale o nell’ambito dell’attività libero-professionale intramoenia.
Secondo gli inquirenti, il valore del sequestro corrisponde al profitto derivante dal presunto reato: l’indennità di esclusività percepita durante il periodo in cui si suppongono le condotte illecite. Nonostante il medico avesse scelto di esercitare la sua attività di libero professionista solo all’interno della struttura pubblica, percependo un compenso aggiuntivo mensile, avrebbe svolto attività libero-professionale in forma autonoma “extramoenia”.