Fiorella Macchi ha vissuto l’orrore della guerra fin da piccola. Nel gennaio del 1945, quando aveva solo dieci anni, perse sua madre nell’attacco di un treno passeggeri da parte degli aerei alleati. Oggi, a novant’anni di distanza, visita per la prima volta il luogo in cui la sua famiglia ha subito un cambiamento che li ha segnati per sempre.

La famiglia Macchi aveva deciso di lasciare Milano a causa dei bombardamenti. Si erano trasferiti a Marchirolo, vicino al confine svizzero, per essere al sicuro. Ma il 20 gennaio 1945, giorno del tredicesimo anniversario di matrimonio dei genitori, sua madre era tornata a Milano per festeggiare. Purtroppo, al suo ritorno a Marchirolo, il treno su cui viaggiava fu attaccato dagli aerei alleati e sua madre perse la vita.

Il padre di Fiorella, Luigi, andò subito alla ricerca della moglie, ma non la trovò. Tornò a Gallarate, dove il convoglio si era fermato, e lì la trovò morta. La famiglia fu distrutta da quella tragedia. Fiorella e sua sorella Giuliana, di dodici anni, continuarono la scuola a Milano, ma la loro vita non fu più la stessa.

Ersilia aveva un progetto per il futuro, stava avviando un’attività di vendita di maglioni. Ma la licenza per l’attività arrivò dopo la sua morte. Questo progetto rimase solo un sogno interrotto.

Gallarate non ha mai elaborato il mitragliamento del treno come memoria collettiva. Non ci sono lapidi o opere che ricordano specificamente quel tragico evento. Ma la memoria di Ersilia è conservata nel monumento di piazza Insubria a Milano, tra le vittime civili del quartiere Calvairate.

Nonostante tutto, la vita è proseguita per Fiorella. Dopo un viaggio a Londra, è diventata hostess per le Linee Aeree Italiane, poi Alitalia. Ha girato il mondo e ammette di amare gli Stati Uniti. È passato molto tempo da quel giorno del ’45 e la vita è continuata. Ersilia ha lasciato due figlie, cinque nipoti, dieci bisnipoti e cinque trisnipoti.

La storia di Fiorella è un esempio di forza e resilienza. Nonostante le tragedie subite, ha trovato la forza di andare avanti e di vivere una vita piena. La sua storia ci ricorda l’importanza di ricordare le vittime della guerra e di non dimenticare mai le tragedie del passato.

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