Zakaria Atqaoui, il ventitreenne accusato dell’omicidio di Sofia Castelli, ha scelto di non parlare in aula davanti alla famiglia della vittima. Atqaoui aveva vissuto con la ragazza durante il periodo di lockdown a causa del Covid. Il giovane è comparso in Corte d’assise a Monza per la prima udienza del processo in cui rischia l’ergastolo. Si prevede che il dibattimento si svolga rapidamente, poiché l’avvocato di Atqaoui ha acconsentito all’acquisizione di tutti gli atti, evitando così l’ascolto dei testimoni. Tuttavia, l’avvocato ha presentato un’istanza per richiedere una perizia psichiatrica per il ragazzo, anche se al momento non dispone di documentazione clinica a supporto di eventuali disturbi psichici. La richiesta potrebbe essere basata sulle relazioni degli psicologi del carcere di Pavia, dove Atqaoui ha intrapreso un percorso. Se i giudici dovessero respingere la richiesta di perizia, potrebbe iniziare la discussione delle parti con la requisitoria della pm. Durante l’udienza è stata accolta anche la richiesta di costituzione dell’associazione “Casa delle donne maltrattate”. Nel processo sono contenute le due confessioni rilasciate da Atqaoui, la prima alla pm di Monza e ai carabinieri e la seconda in carcere durante la convalida del fermo. Atqaoui ha raccontato di aver aspettato Sofia nell’appartamento e di averla uccisa mentre dormiva. Dopo l’omicidio, ha cambiato i vestiti e si è recato alla Polizia locale per costituirsi.

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