Il terribile anniversario dell’incidente di Carona: 30 anni fa tre appassionati di scialpinismo persero la vita. Era una domenica di gennaio del 1994 quando un gruppo di scialpinisti bergamaschi si trovò coinvolto in una tragedia che ancora oggi viene ricordata con dolore. Federico Rota, geologo ed esperto di valanghe, racconta di come quel giorno si trasformò in una tragedia per numerose persone dell’ambiente della montagna.

La notizia dell’incidente si diffuse lentamente, poiché all’epoca non c’erano internet né cellulari. Solo il lunedì, con i giornali, si seppe con certezza cosa fosse successo e i nomi delle vittime: Riccardo Frattini, Roberto Bresciani e Alessandro Rovelli. La notizia lasciò molte persone sbigottite, tanto che persino un professore entrò in classe per parlarne agli studenti.

La dinamica dell’accaduto fu ricostruita in seguito, grazie ai verbali di intervento e alla relazione tecnica redatta dai tecnici del Centro Nivometeorologico di Bormio. Il gruppo di 18 scialpinisti era diretto verso il Pes Gerna, ma solo nove di loro riuscirono a raggiungere la cima. Gli altri nove rimasero ad attendere a una quota inferiore. Durante la discesa, nove scialpinisti furono travolti da una valanga, mentre gli altri sei osservavano impotenti.

La tragedia si concluse con tre vittime, mentre gli altri furono liberati dai compagni e dalle squadre di soccorso. In seguito, fu posizionata una lapide in memoria delle vittime. Federico Rota sottolinea l’importanza di un approccio consapevole e responsabile verso la montagna, poiché la lettura del manto nevoso e della sua pericolosità è sempre molto difficile.

A trent’anni di distanza, l’incidente di Carona resta una triste pagina nella storia dello scialpinismo bergamasco, un monito per tutti coloro che si avventurano sulle montagne.

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