Il Ministero degli Esteri ha ribadito la sua convinzione di far valere l’immunità diplomatica dei suoi dipendenti coinvolti nell’omicidio di Luca Attanasio, ex ambasciatore in Congo. Durante la prima udienza preliminare davanti al Gup di Roma, sono stati ascoltati due testimoni della Farnesina e il giudice ha acquisito alcuni documenti che attesterebbero la legalità dell’immunità. La decisione è stata rinviata al 13 febbraio, quando si deciderà se il processo andrà avanti o sarà chiuso. Nel frattempo, il padre di Attanasio ha espresso la speranza di andare avanti e ottenere tutta la verità.

Luca Attanasio, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milomba, è stato ucciso in un agguato in Africa il 22 febbraio 2021. In Congo è già stato celebrato un processo, con sei imputati condannati all’ergastolo come esecutori materiali dell’assalto al convoglio.

Gli imputati in attesa di sapere se verrà accettata la loro richiesta di avvalersi dell’immunità sono Rocco Leone, all’epoca vicedirettore del Pam in Rd Congo, e Mansour Luguru Rwagaza, il cui funzionario risulta irreperibile. I due sono accusati di aver attestato il falso per ottenere il permesso dalla sicurezza dell’Onu, indicando i nomi di due dipendenti Pam al posto di Attanasio e Iacovacci nella richiesta di autorizzazione alla missione.

Oltre alla famiglia Attanasio, molte associazioni che si occupano di cooperazione internazionale come Focsiv, Aoi, Acli e Forumsad, così come GliAmici di Luca Attanasio, sono vicine alla famiglia e chiedono giustizia. Secondo Ivana Borsotto, presidente di Focsiv, l’immunità cancella la verità e solo cercandola possiamo dare un messaggio di speranza nella Giustizia a tutti i cittadini italiani.

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