Dopo 34 anni di carcere, finalmente l’assoluzione. Questa è la storia di Miguel, un uomo che ha trascorso metà della sua vita tra giudici, avvocati e sbarre. Ora, nella sua nuova vita da uomo libero a oltre sessant’anni, spera di ricevere un indennizzo per l’ingiusta detenzione. La vicenda è stata definita paradossale dal suo ultimo avvocato, Marco Martini, riferendosi ai tempi della giustizia.

Tutto inizia nel 1990, quando il trentunenne italo-uruguayano viene accusato di omicidio “da fonti confidenziali, quelle che ai tempi parlavano ma poi non sottoscrivevano il verbale”, spiega il legale. Miguel viene accusato di aver ucciso un connazionale in un bar a Milano per motivi passionali, poiché la vittima avrebbe tentato di abusare sessualmente della moglie di Miguel.

Secondo le indagini dell’epoca, la donna avrebbe avvisato il marito, che si trovava in Uruguay, di quanto accaduto a Milano. Miguel avrebbe deciso di tornare in Italia per vendicare l’onore della moglie. Tuttavia, l’ipotesi del delitto passionale cade a pezzi, poiché il matrimonio era solo una facciata per regolarizzare la donna straniera e non c’era alcun legame sentimentale tra i due.

Nonostante ciò, Miguel viene arrestato e condannato a 22 anni e mezzo di carcere. Dopo tre anni di prigione in Spagna, viene arrestato nuovamente e finisce in carcere in Italia. Nel 2014, la Cassazione annulla la sentenza di condanna, ma Miguel viene nuovamente condannato a 23 anni in primo grado nel 1991 e a 22 anni in Appello nel 2012.

Dopo altri due anni e mezzo di prigione, Miguel torna in Uruguay, ma viene estradato in Italia nel 2019 per un nuovo processo d’Appello. Dopo cinque udienze, il 17 gennaio viene finalmente assolto.

Il legale Martini sottolinea la lungaggine dei tempi della giustizia in Italia, ma fa un plauso ai giudici milanesi dell’Appello bis per aver riconosciuto la debolezza dell’accusa. Nonostante tutto, la vicenda di Miguel è stata una lunga battaglia per ottenere giustizia e ora spera di ricevere un indennizzo per l’ingiusta detenzione.

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