Contrabbando di perle coltivate: sequestro di merce per un valore di 143.000 euro
Nella scorsa settimana, gli agenti dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli della Sezione Operativa Territoriale di Chiasso e i militari della Guardia di Finanza del Gruppo Ponte Chiasso hanno effettuato un controllo su un viaggiatore di nazionalità italiana, residente in Svizzera, a bordo di un treno TILO proveniente da Lugano e diretto a Milano.
Nonostante la dichiarazione del viaggiatore di non possedere nulla, resa durante il controllo doganale di routine, i militari non sono stati convinti e hanno deciso di approfondire gli accertamenti in ufficio.
Nel bagaglio personale del viaggiatore è stato trovato un grosso scatolone contenente quasi quattordici chili di perle coltivate, sia confezionate in matasse di fili, sia sfuse in sacchetti, prive di alcuna documentazione commerciale di scorta. Il viaggiatore ha dichiarato di non avere con sé la fattura, ma di poterla produrre successivamente.
Dopo la sospensione del rilascio della merce in attesa di ulteriori accertamenti, con una prima qualificazione giuridica del fatto come amministrativo, qualche giorno dopo il fermo, il viaggiatore ha inviato una fattura che sembrava riconducibile, in termini di quantità, ai prodotti sequestrati. Tuttavia, il valore dichiarato – leggermente superiore a settemila euro – non era affatto congruo rispetto al carico fermato, che presentava una grande varietà di pezzi singoli (per dimensioni, forma, lucentezza, colore, peso, ecc.) e un valore evidentemente molto più alto di quello dichiarato, ma difficile da quantificare immediatamente.
Di conseguenza, è stata richiesta un’analisi al Laboratorio Chimico di Venezia, un ufficio dell’ADM con competenze specifiche nel settore gemmologico. Dopo l’analisi gemmologica condotta su un numero adeguato di campioni di perle, sia sfuse che in fili, che rappresentavano in modo omogeneo i lotti di riferimento, è stato attribuito al carico sequestrato la qualità (e il relativo grado secondo lo standard GIA, Gemmological Institute of America) di perle coltivate in acqua salata del tipo “akoya” (comunemente note come perle giapponesi) e in minima parte del tipo “south sea” (perle australiane), per un valore commerciale complessivo di 143.000 euro.
Pertanto, una volta emersa la natura penale del reato in questione, i finanzieri hanno denunciato il viaggiatore in libertà, contestando il contrabbando e l’evasione dell’IVA all’importazione ai sensi dell’articolo 70 del DPR 633/72, con conseguente sequestro probatorio dell’intera partita di merce.
Attualmente sono in corso le indagini e, pertanto, si sottolinea che la presunzione di innocenza dell’indagato rimane valida fino alla conclusione del relativo procedimento.