Il cuore che batte forte. I sentimenti che si mescolano tra commozione, malinconia e rabbia. Ricordi che riemergono tutti insieme e accendono una nuova luce, improvvisa, su quel lontano evento. Quarantacinque anni dopo l’agguato di Milano del 29 gennaio 1979, Marco Alessandrini riceve da un amico un regalo prezioso: un video dimenticato negli archivi dell’emittente Antenna 3 Lombardia in cui suo padre Emilio, il pm assassinato da un commando di Prima Linea all’incrocio tra via Umbria e via dei Muratori, viene intervistato da Enzo Tortora il giorno successivo al rapimento di Aldo Moro. In quell’occasione, il magistrato impegnato nelle indagini più delicate sul terrorismo, dalla piazza Fontana alle Brigate Rosse, farà una profezia che si rivelerà azzeccata: “Moro non è stato rapito per chiedere in cambio la liberazione di detenuti politici, sarebbe un atto sproporzionato rispetto alla richiesta dei terroristi. Si tratta più probabilmente di un’azione con un obiettivo politico preciso: colpire, con Moro, il “cervello” dello Stato”. Un documento di straordinaria importanza storica. E non solo. “Per me – racconta il figlio dell’ex magistrato – il link che mi è stato inviato in questi giorni da un amico è un ritrovamento di inestimabile valore personale. Ritrovare dopo così tanto tempo la voce perduta di mio padre e anche la sua gestualità, in cui mi riconosco per quel strano mistero della vita racchiuso nel nostro DNA, l’ironia di Emilio, è stata un’emozione difficile da raccontare”. In occasione del 45º anniversario dell’uccisione di Emilio Alessandrini, su iniziativa dell’Associazione Nazionale Magistrati e del Comune, oggi Milano ricorderà il pm assassinato all’età di soli 37 anni con una serie di eventi ai quali è stato invitato anche il figlio Marco: “Sarà una giornata molto intensa e impegnativa per me. Si inizia alle 9:30 con la deposizione di una targa di fronte all’ufficio del Tribunale dove mio padre lavorava, per proseguire con il convegno nella Biblioteca Ambrosoli: “Emilio Alessandrini, l’uomo e l’eredità”, a cui seguirà la deposizione di una corona sul luogo dell’attentato da parte del Comune”. Ma c’è un altro appuntamento significativo della giornata di oggi che riporterà Marco Alessandrini indietro nel tempo: “La cena – spiega – organizzata in serata con la maestra e i compagni dell’allora 3a. G”, la scuola elementare Ottolini-Bellisario di via Colletta, dove la mattina del 29 gennaio 1979 il padre accompagnò il figlio salutandolo per l’ultima volta di fronte all’ingresso, prima di dirigersi in Tribunale con la sua Renault 5. Quella che sarebbe dovuta essere una normale giornata di lavoro si concluse per il magistrato pochi metri dopo, all’incrocio tra via Umbria e via delle Mura, quando il semaforo passò al rosso e Alessandrini fu costretto a fermarsi. Fu in quel momento che il commando di Prima Linea, composto da 4 persone, entrò in azione. Ma a sparare contro il magistrato furono soltanto due: Sergio Sergio e Marco Donat Cattin, figlio dell’ex ministro della Democrazia Cristiana Carlo Donat Cattin. Una folla oceanica di 300.000 persone accompagnò i funerali del giovane pm nel Duomo di Milano, alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Fu proprio di fronte al cancello della ex scuola elementare di via Colletta che il figlio Marco ascoltò per l’ultima volta la voce del papà, prima di raggiungere in aula i compagni e la sua maestra. Che questa sera rivedrà a cena con la gioia della voce ritrovata.

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