Conferenza sul ruolo della psichiatria nella Seconda Guerra Mondiale e nelle discriminazioni etniche, culturali e religiose

Venerdì scorso si è tenuta a Milano una conferenza dibattito ospitata dalla Chiesa di Scientology, organizzata dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU), sul ruolo della psichiatria durante la Seconda Guerra Mondiale e nelle discriminazioni etniche, culturali e religiose.

L’incontro è stato aperto da Alberto Brugnettini, vicepresidente del CCDU, che ha sottolineato l’importanza di approfondire il contesto socioculturale che ha portato alla più grande tragedia umana della storia. Brugnettini ha evidenziato il ruolo chiave giocato dagli psichiatri nel promuovere, con motivazioni pseudoscientifiche, le discriminazioni razziali e ha citato la Shoah come esempio di sterminio giustificato da tali teorie. Ha inoltre menzionato altri eventi storici come lo schiavismo negli Stati Uniti, la pulizia etnica nella ex Jugoslavia e la tortura di pazienti psichiatrici neri durante l’apartheid in Sudafrica.

Brugnettini ha concluso il suo intervento citando Thomas Szasz e Giorgio Antonucci, strenui oppositori della coercizione psichiatrica, per mettere in evidenza come questa si basi sul concetto stesso di malattia mentale. La psichiatria coercitiva, infatti, implica l’assenza di libero arbitrio e presuppone l’incapacità del paziente di intendere e volere, giustificando così forme di coercizione e violenza come il ricovero forzoso, l’elettroshock, la contenzione e la camicia di forza.

Successivamente, Giorgio Pompa, dell’Associazione dalle Ande agli Appennini, ha illustrato le nuove tecniche di violazione dei diritti umani utilizzate oggi in psichiatria. Ha sottolineato come la Shoah abbia segnato una svolta nella tutela dei diritti umani, portando alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 e ad altre convenzioni internazionali, come la “Convenzione contro la tortura” del 1984. Pompa ha evidenziato come alcune terapie psichiatriche possano configurarsi come vere e proprie forme di tortura, citando il “Protocollo di Istanbul” che elenca la “tortura posizionale” e la “tortura farmacologica”.

L’evento è stato organizzato dal CCDU, un’organizzazione di volontariato che si impegna nella vigilanza contro le violazioni dei diritti umani nel campo della salute mentale. Questa conferenza rappresenta un modo per ricordare la storia e impegnarsi affinché simili tragedie non si ripetano.

Per maggiori informazioni sul CCDU, è possibile visitare il sito web www.ccdu.org.

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