Il caso di Fleximan: tra vendetta e legalità degli autovelox
Negli ultimi tempi, si è fatto molto parlare di Fleximan. C’è chi lo considera il vendicatore degli automobilisti vittime degli autovelox e chi, giustamente, solleva il problema della legalità. Insomma, è considerato un vandalo, un balordo, uno che sfida le forze dell’ordine e la giustizia. Resta da capire se si tratta di una singola persona o di un gruppo di emulatori che agiscono seguendo l’esempio di Fleximan. Mah.
Il problema è comunque serio. Sia per quanto riguarda l’utilizzatore del flessibile con cui “decapita” le colonnine sulle strade, sia per il sistema stesso degli autovelox, ormai diffusi ovunque con la motivazione della sicurezza. Ma è davvero prevenzione? Ci sono dei dubbi, considerando che nel nostro Paese sono in funzione più di 11mila “occhi elettronici”, contro i 5mila della Germania e i 4mila della Francia. Come se non bastasse, i proventi delle multe alimentano i dubbi sul fatto che, in molti casi, gli autovelox siano solo un modo facile per fare cassa.
Stiamo parlando di milioni di euro, che portano un po’ di respiro alle casse dei comuni. Senza entrare troppo nei dettagli, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno, nel 2022 le principali 20 città italiane hanno incassato un totale di 75.891.968 euro grazie alle multe elevate tramite autovelox, con una crescita del +61,7% rispetto ai 46.921.290 euro registrati dalle stesse amministrazioni comunali nel 2021. La città con maggiori incassi da autovelox è Firenze, con 23,2 milioni di euro, seguita da Milano (quasi 13 milioni), Genova (10,7 milioni) e Roma (6,1 milioni). Senza considerare le città più piccole che mettono al sicuro somme consistenti, che se confrontate con il numero di residenti rappresentano una percentuale molto alta degli introiti municipali pro capite e totali.
Detto questo, nessuno può mettere in discussione l’urgenza di prevenire gli incidenti, soprattutto quelli causati dall’alta velocità. L’importante è non esagerare con i divieti, che dovrebbero essere applicati non solo con intenti repressivi. Ci sono strade a scorrimento veloce, ampie, senza incroci o ostacoli di sorta, dove i limiti di velocità sembrano essere imposti apposta per vessare gli automobilisti. I quali, ovviamente, si sentono perseguitati, presi di mira, braccati dalle multe stradali e dalle sempre più numerose postazioni per il controllo della velocità.
Una situazione che dà spazio ad azioni come quelle di Fleximan e che gli fa ricevere applausi. È chiaro che le sue azioni non possono essere condivise: i limiti, giusti o sbagliati che siano, vanno rispettati. E le multe vanno pagate. Però, c’è un però. Il Codacons lo sottolinea in modo efficace, pur con delle precisazioni: “Chi supera i limiti di velocità, mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri, va sanzionato con la massima severità, ma i comuni, dal loro canto, devono perseguire la sicurezza stradale e garantire l’incolumità degli automobilisti attraverso un uso più oculato degli autovelox, spesso installati solo per fare cassa e utilizzare i cittadini come bancomat”.
Ecco, appunto: gli autovelox come bancomat. Questo è il grande sospetto che circonda l’uso indiscriminato di questi strumenti. Che, tra ragione e torto, sono una realtà con cui gli automobilisti devono fare i conti. Loro e i comuni, che devono fare i conti, quelli monetari, a fine anno con i proventi di chi cade nelle “trappole” piazzate lungo le strade. E non sarà certo un qualsiasi Fleximan a risolvere la questione.