Mercoledì nel tribunale di Varese, Sergio Domenichini ha reso delle dichiarazioni spontanee rigettando le accuse che lo indicano come l’autore dell’omicidio di Carmela Fabozzi avvenuto a Malnate nel luglio 2022.
Durante le sue dichiarazioni, Domenichini ha raccontato la sua versione di quanto accaduto la mattina del 22 luglio, smentendo sia l’accusa di omicidio che quella di furto di oro e preziosi. Secondo lui, ha trovato la signora Fabozzi a terra in un lago di sangue e ha cercato di chiamarla, ma senza ottenere risposta.
La versione di Domenichini è molto diversa da quella emersa durante il processo, basata sulle testimonianze degli inquirenti e sostenuta dall’accusa. In particolare, si è parlato dei movimenti di Domenichini quella mattina e del cambio di maglietta.
Secondo la ricostruzione di Domenichini, la sua giornata era iniziata intorno alle 8:20, quando è andato in garage per gettare la spazzatura in previsione di una vacanza. Successivamente ha avuto un appuntamento con Antonio Crisafulli, già condannato per favoreggiamento. I due sarebbero poi andati a Varese per prendere un caffè in un bar di un amico di Domenichini, e successivamente sono tornati a Malnate per vendere un bracciale e dell’oro della madre in un negozio di compro oro.
Domenichini ha raccontato di non essere stato soddisfatto della valutazione che gli è stata fatta, quindi è uscito e ha preso Antonio per tornare a Varese. Durante il tragitto, ha fatto un breve stop per prendere delle punte di trapano richieste dall’amico. Successivamente, si è fermato al Compro Oro di via Medaglie d’Oro per vendere i suoi oggetti. Dopo aver ricevuto i soldi, è entrato in un bar in piazza Repubblica per bere un caffè. Durante la consumazione, ha tossito e si è sporcato la maglietta, quindi è andato al mercato per comprarne una nuova.
Dopo aver cambiato la maglietta in un distributore di benzina, Domenichini è tornato a Malnate per andare da Carmela Fabozzi. Racconta di aver suonato alla porta, ma senza ottenere risposta, quindi ha aperto la porta e l’ha trovata a terra in un lago di sangue. Ha preso la sua mano, ma lei non rispondeva. Ha anche preso un vaso blu, considerato l’arma del delitto, e ha girato per la casa per vedere se c’era qualcun altro. Dopo aver riposto il vaso sul mobile, ha notato due telefoni sul tavolo e li ha presi per nasconderli nel sottoscala di casa. I telefoni sarebbero rimasti lì per tre settimane, fino a quando Domenichini li ha recuperati e gettati nell’Olona.
L’avvocato della parte civile, Andrea Boni, non è convinto delle dichiarazioni di Domenichini. Le considera piene di contraddizioni e inventate. Inoltre, ci sono diversi elementi che non tornano, come la cronologia degli spostamenti e la vendita di gioielli che non appartenevano alla vittima. Boni mette in dubbio anche la motivazione del cambio di maglietta e la decisione di prendere il vaso come arma del delitto.
Le dichiarazioni di Domenichini non sembrano aver convinto l’avvocato della parte civile e lasciano ancora molti dubbi sulla sua presunta innocenza. Sarà compito del tribunale valutare le prove e decidere sulla sua colpevolezza.