Non poteva esserci un momento peggiore per posizionare i bidoni dell’umido davanti al supermercato Lidl di Busto Arsizio. Il 5 febbraio, infatti, cadeva la giornata mondiale contro lo spreco alimentare ma stamattina molti clienti del supermercato di via Magenta hanno potuto vedere numerosi bidoni della raccolta dell’organico pieni di prodotti alimentari (in particolare pane e prodotti da forno in genere) buttati anche se ancora commestibili.

“Un comportamento che ha fatto inorridire me e tanti altri clienti del punto vendita Lidl. Proprio oggi (ieri, ndr), giornata dedicata alla lotta contro lo spreco alimentare, abbiamo potuto vedere a una serie di bidoni della spazzatura dell’umido, che traboccavano di pane confezionato con tanto di sacchetto di plastica e prodotti da forno (ancora in ottimo stato, probabilmente invenduti il giorno prima) nel bel mezzo del parcheggio e in bella vista” – scrive la lettrice.

Uno dei contenitori era così pieno di baguette, che risultava con il coperchio alzato (foto), mentre gli altri erano chiusi: “Ho alzato il coperchio e nei vari contenitori – prosegue – e ho potuto constatare una montagna di cibo (ancora assolutamente commestibile!) gettato con tanto di involucro di plastica nel bidone dell’umido”.

La lettrice sottolinea come da tempo ormai ci siano delle associazioni che raccolgono i prodotti invenduti, ma ancora commestibili, che vengono devoluti a chi ne ha più bisogno. O, per chi è un fan come me dell’applicazione “To good to go”, c’è la possibilità di acquistare prodotti alimentari invenduti a 1/3 del prezzo originario.

L’Italia, inoltre, da qualche anno si è dotata di una legge contro lo spreco alimentare (si calcola che circa il 30% del cibo prodotto nel mondo venga buttato) che tra l’altro porta la firma di una deputata del territorio, Maria Chiara Gadda di Fagnano Olona. Molte realtà come Siticibo o La Mensa del Padre Nostro a Castellanza (ne abbiamo parlato proprio stamattina, ndr) hanno stretto accordi con supermercati, ristoranti e mense del territorio per recuperare il cibo invenduto ma ancora commestibile attraverso la distribuzione a chi non può permettersi di acquistarlo.

“Io e altre persone ci siamo fermati a commentare questo scempio – sottolinea la cliente -. Io ho deciso anche di denunciarlo, affinché tutto ciò non si ripeta più”.

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