“Un delinquente, ma non un assassino”: il caso di Sergio Domenichini

Sergio Domenichini è indubbiamente un ladro e un truffatore, come dimostrano le sue numerose pagine di fedina penale. Tuttavia, non è un assassino. Questa è la dichiarazione fatta durante il processo per l’omicidio di Carmela Fabozzi, dove sono emersi indizi pesanti contro Domenichini. Sono state trovate impronte sul vaso considerato arma del delitto e tracce del suo DNA sotto le unghie della vittima. Inoltre, sono state effettuate telefonate alla vittima il giorno dell’omicidio dal telefono di Domenichini.

Attualmente, Sergio Domenichini si trova in custodia cautelare in carcere a Pavia per altre cause. Rimarrà in prigione fino al 2034, a prescindere dall’esito del processo per l’omicidio di Carmela Fabozzi. Domenichini ha una lunga esperienza nel campo delle truffe, spesso ai danni delle persone più deboli.

Ma la domanda che il difensore di Sergio Domenichini pone durante il processo è: sono sufficienti questi indizi per dimostrare che l’imputato è un assassino? La risposta è no. L’avvocata Francesca Cerri invoca il principio del dubbio e lo presenta in modo pacato e lineare ai due giudici e ai sei giurati. Primo, nessuno ha visto Domenichini sul luogo del delitto al momento in cui si è verificato, tra le 10 e le 11 del mattino del 22 luglio. Inoltre, secondo la difesa, Domenichini, una volta entrato nell’appartamento dell’anziana e trovandola esanime in una pozza di sangue, avrebbe temuto per la propria libertà e avrebbe lasciato l’appartamento con due cellulari della vittima (che sapeva contenere messaggi e chiamate precedenti). Inoltre, secondo l’avvocata, non sono scomparsi gioielli dalla casa dell’anziana.

Altri punti sollevati dalla difesa includono il fatto che il DNA di Domenichini sotto l’unghia anulare della signora Fabozzi potrebbe essere dovuto al fatto che Domenichini ha toccato la donna in una giornata molto calda, lasciando tracce del suo DNA a causa del sudore. Le impronte trovate sul vaso sarebbero della mano sinistra di Domenichini, non della mano che avrebbe impugnato il vaso per colpire, ma solo per spostarlo sul mobile dove è stato trovato dai carabinieri.

Alla fine dell’arringa, che è durata un’ora, l’avvocata Francesca Cerri ha fatto la sua richiesta: assoluzione, o in subordine decadimento delle accuse e accesso al rito abbreviato. Tuttavia, il rito abbreviato non può essere concesso per i reati che prevedono l’ergastolo, come nel caso dell’omicidio volontario aggravato contestato a Domenichini. A fine mese si terranno le repliche e verrà emesso il verdetto.

Il caso di Sergio Domenichini è quindi complesso e ricco di indizi contrastanti. Sarà compito della giuria valutare attentamente tutte le prove e prendere una decisione che rispecchi la verità dei fatti.

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