La sentenza dell’ergastolo è stata pronunciata dalla pm Valeria Anna Zini, quando dopo una breve pausa di meno di 5 minuti, la Corte d’assise di Varese è rientrata e i giudici si sono seduti. Si alza l’avvocato Andrea Boni, che rappresenta il figlio della vittima, Angelo Consoli, costituito parte civile. Consoli non è presente in aula da diverse udienze a causa della difficoltà, ancora oggi, dopo molti mesi, di condividere lo stesso spazio con l’imputato. Questo fatto è stato oggetto di richiami da parte del giudice a causa dei comportamenti inappropriati dimostrati. È stato infatti Angelo Casoli, al suo ritorno dalla Svizzera, a trovare sua madre morta in casa, in una pozza di sangue, quella sera di venerdì 22 luglio 2022.

“Un Profondo Rosso”, ha ricordato l’avvocato Boni, “un film dell’orrore vissuto dal mio assistito”. Una vita cambiata, distrutta attraverso il dolore insostenibile di vedere un parente in quelle condizioni, una pena che si estende nel tempo e rimane. Poi il processo, le “falsità” pronunciate dall’imputato, secondo la parte civile, “e i depistaggi”.

Un panorama simile è stato ricordato anche dalla collega Rachle Bianchi, che rappresenta la nipote della vittima e figlia di Angelo, Martina Casoli. Martina aveva un rapporto particolare e molto stretto con la nonna, l’aiutava, la andava a trovare e le aveva presentato il fidanzato. “Addirittura l’anziana aveva riservato una stanza nel suo appartamento per farla dormire di tanto in tanto”. Invece, quello che è stato definito in aula come un “ennesimo femminicidio”. Una perdita improvvisa e violenta per il figlio e la nipote della vittima. La sofferenza che, nei processi penali, al di là delle richieste di pena che non competono alla parte civile, viene valutata dagli avvocati attraverso le richieste di risarcimento. Si tratta di un aspetto civile in un procedimento che invece mira a stabilire le responsabilità.

In questo caso, per il danno subito dal figlio della vittima, è stata richiesta una compensazione di 300.000 euro per Angelo Casoli (con un acconto di 150.000 euro, quindi una somma immediatamente esigibile, almeno in teoria, dall’imputato prima che il giudice civile si pronunci sul caso) e 120.000 euro per la figlia Martina Casoli (con un acconto della metà, 60.000 euro).

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