VARESE – Durante la requisitoria del pubblico ministero, l’imputato ha abbandonato l’aula esprimendo disgusto per le accuse di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti dell’ex moglie. Dopo una lunga battaglia legale, il tribunale di Varese ha emesso l’assoluzione per mancanza di prove concrete.
Il processo ha riguardato un rapporto coniugale complicato, caratterizzato da dipendenze e problemi legati al gioco d’azzardo. L’imputato, 56 anni, ha sostenuto che la denuncia della donna fosse una vendetta per non averle più dato soldi da sperperare. Tuttavia, in aula sono emerse testimonianze di violenze verbali e fisiche, minacce e spintoni che hanno portato la donna a cercare rifugio da amici.
La difesa ha messo in dubbio la credibilità della persona offesa, sottolineando che non ci sono prove tangibili delle violenze subite. Inoltre, è emerso che la donna avrebbe negato di aver subito lesioni in ospedale e avrebbe addirittura festeggiato il suo compleanno dopo il presunto stupro.
Nonostante i contrasti e i litigi nella relazione, l’avvocato della difesa ha sottolineato che era comunque un modo comune di interagire tra i due. La parte civile ha chiesto un risarcimento di almeno 80 mila euro per la donna.
Alla fine, il tribunale ha emesso l’assoluzione per mancanza di prove concrete, chiudendo così un capitolo complicato e controverso per entrambe le parti coinvolte.