L’udienza preliminare per la rivolta scoppiata nel carcere di Torre del Gallo a Pavia si è conclusa oggi con importanti sviluppi. Tre imputati che avevano scelto il rito abbreviato sono stati condannati, mentre altri 68 sono stati rinviati a giudizio. Il giudice ha confermato il capo di imputazione di devastazione e saccheggio, respingendo la richiesta di alcuni legali di derubricarlo in semplice danneggiamento. Il processo inizierà il prossimo 23 maggio e si prevede che sarà un momento cruciale per fare luce sugli avvenimenti accaduti la sera dell’8 marzo 2020.
Dei 98 imputati iniziali, sette non sono stati trovati e sono stati disposti a essere ricercati sul territorio nazionale fino al 2045, anno in cui scatta la prescrizione. Tra i sei imputati che hanno scelto il rito abbreviato, tre sono stati assolti e tre condannati a pene variabili. La sommossa nel carcere di Pavia è stata parte di una serie di episodi simili verificatisi in altri penitenziari italiani durante l’inizio della pandemia da Covid-19.
I detenuti protestavano contro il blocco dei colloqui e le condizioni di sovraffollamento che aumentavano i rischi di contagio. La rivolta ha causato danni per circa un milione di euro, con detenuti che hanno danneggiato docce, quadri elettrici, telecamere e pareti, appiccato il fuoco in diverse parti del carcere e salito sui tetti. Solo dopo una lunga mediazione, i detenuti sono tornati nelle loro celle, ma tre agenti sono rimasti feriti.
Il processo che inizierà a maggio sarà cruciale per fare luce sugli eventi di quella sera e per determinare le responsabilità di coloro che hanno partecipato alla rivolta. Speriamo che la giustizia possa fare il suo corso e che si possano trarre insegnamenti da questa triste vicenda.