Il presunto amministratore di fatto, affiliato alla ‘ndrangheta, è finito in carcere insieme a due prestanome ai domiciliari. Le accuse sono di frode fiscale, reati dichiarativi finalizzati all’evasione, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.

Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Monza, che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari su delega della Procura della Repubblica, disposta dal Tribunale di Monza. È stato inoltre eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per oltre 2 milioni di euro, corrispondenti ai profitti illeciti dei reati ascritti.

Le indagini sono partite da sette imprese attive nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie, accusate di violazioni delle norme tributarie, omissioni contributive e previdenziali, emissione di fatture false e distrazioni di proventi aziendali. Le imprese, intestate a prestanome brianzoli ora agli arresti domiciliari, avrebbero operato solo per un breve periodo prima di finire in stato di insolvenza per i debiti erariali accumulati.

Il colonnello Gerardo Marinelli, alla guida delle indagini, ha raccolto numerosi elementi indiziari sulle presunte condotte criminali. I proventi dell’evasione fiscale e degli omessi versamenti previdenziali sarebbero stati monetizzati con prelievi di denaro contante effettuati dai prestanome e consegnati direttamente all’amministratore di fatto delle imprese coinvolte, affiliato alla ‘ndrangheta insediata nel milanese.

Questi arresti dimostrano l’importanza della lotta alle organizzazioni criminali e alla frode fiscale, che danneggiano l’economia e la legalità del nostro Paese. La Guardia di Finanza continuerà a vigilare per contrastare queste attività illecite e assicurare alla giustizia coloro che le perpetrano.

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