Oggi si è aperto il processo presso il Tribunale di Cremona nei confronti della famiglia Taino di Robecco d’Oglio, accusata di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio. Si tratta di una vicenda che ha visto coinvolti 131 autovetture e 111 motori di auto, con reati commessi tra il 2018 e il 2020 per un profitto di circa 4 milioni di euro.
Nel 2021, durante l’operazione “Donkey”, i carabinieri avevano arrestato 12 persone legate alla famiglia Taino. Ora, davanti al giudice, si trovano Paolo Taino, 66 anni, il capofamiglia, e i figli Pietro, 24 anni, e Filippo, 31 anni. Un altro figlio, Aldo, 29 anni, aveva già patteggiato.
L’operazione “Donkey” ha permesso di smascherare un presunto giro di furti d’auto su commissione di carrozzieri e collezionisti. Si individuavano le auto richieste, si pianificava il furto monitorando i proprietari e le loro abitudini. Il gruppo era specializzato nel trovare pezzi unici o rari, come nel caso del furto di una Lancia Delta integrale Martini.
Le auto rubate venivano custodite in un magazzino a Robecco d’Oglio per essere cannibalizzate, i pezzi trasferiti a Gadesco Pieve Delmona per lo smaltimento e la vendita. L’indagine ha rivelato che i ricambi venivano commercializzati anche in Slovenia, Croazia e in Africa.
L’accusa sostiene che per commettere i furti venivano utilizzate attrezzature professionali per alterare i codici delle centraline elettroniche e inibire gli allarmi. Numerosi testimoni saranno sentiti nell’udienza del prossimo 12 novembre.
Si tratta di un caso che ha destato grande interesse e che continua a suscitare curiosità per i dettagli emersi durante l’indagine.