Un giovane maghrebino, Achraf Zai, è stato torturato, ucciso e poi abbandonato in una piazzola piena di immondizia a Lonate Pozzolo lungo la superstrada per Malpensa 336. Dopo mesi di indagini, la Procura di Novara ha chiuso il caso e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati.
La vittima è stata identificata grazie ai tatuaggi che aveva sul corpo, ma è stato il padre a dare conferma della sua identità riconoscendolo dalle immagini pubblicate dagli inquirenti. Achraf Zai era conosciuto nel mondo dello spaccio e sembra che abbia rubato una partita di droga del valore di 30mila euro per mettersi in proprio. Questo gesto avrebbe scatenato l’ira degli altri spacciatori che lo hanno ucciso nei boschi di Pombia, nel novarese.
I responsabili del delitto sono stati individuati e la Procura si appresta a chiedere il processo davanti alla Corte d’Assise di Novara. Gli imputati sono 18, mentre altri indagati hanno già patteggiato pene tra 1 e 4 anni.
La vicenda di Achraf Zai è stata risolta, ma resta il dolore per la sua tragica fine e la ferocia con cui è stato ucciso. Questo caso mette in luce la brutalità del mondo dello spaccio e la violenza che può scatenarsi per il controllo del mercato della droga.

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