LIMBIATE – Gli sviluppi dell’inchiesta sul boss mafioso Matteo Messina Denaro continuano a emergere, questa volta con l’arresto di tre presunti complici avvenuto oggi a Limbiate. Grazie ai pizzini sequestrati nel covo del latitante, è stato possibile risalire a Massimo Gentile, dipendente del Comune di Limbiate, che avrebbe prestato la propria identità al boss per diversi anni.

Gentile, originario di Campobello di Mazara, si è trasferito nella provincia di Monza e Brianza nel 2019 e attualmente lavora come istruttore tecnico nell’ufficio lavori pubblici del comune di Limbiate, occupandosi degli appalti finanziati dal Pnrr. Secondo l’inchiesta, Messina Denaro avrebbe utilizzato i documenti di Gentile per compiere operazioni bancarie e acquistare un’auto, firmando documenti che lo identificavano come commerciante di abbigliamento nato a Erice.

Grazie a un appunto su un’auto, le autorità sono riuscite a individuare il coinvolgimento di Gentile, che ora si trova in carcere con l’accusa di associazione mafiosa. Questo nuovo sviluppo conferma una volta di più la complessità delle attività illecite legate alla mafia e la necessità di un costante impegno da parte delle forze dell’ordine per contrastarle efficacemente.

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