Un tragico evento che ha segnato la storia politica italiana è quello avvenuto il 16 aprile 1973 a Roma, nel quartiere Primavalle. Un gruppo di militanti di Potere Operaio diede alle fiamme l’abitazione del segretario di una sezione romana del Msi, il Movimento sociale italiano. L’incendio provocò la morte dei figli di Mario Mattei, 10 e 22 anni, che non ebbero scampo. Nonostante le indagini e i mandati di arresto emessi, i responsabili, rampolli della borghesia antifascista, riuscirono a sfuggire alla giustizia, trovando rifugio all’estero.

Il processo che seguì fu segnato da depistaggi, coperture potenti e fughe all’estero da parte degli imputati. Nonostante alcune clamorose confessioni negli anni successivi, il caso rimase irrisolto per decenni. Solo nel 2005, grazie a nuove interviste e ammissioni di colpevolezza, si riaprirono i fascicoli. Tuttavia, a causa di varie complicazioni giuridiche, il caso non ha ancora trovato una conclusione definitiva.

Il rogo di Primavalle rimane quindi uno dei delitti politici più abietti degli Anni di piombo, ancora impunito dopo più di cinquant’anni. La storia di Stefano e Virgilio Mattei, giovani vite spezzate in un momento di violenza politica estrema, continua a suscitare indignazione e dolore. Che giustizia possa finalmente essere fatta per loro e per la loro famiglia, è ancora un tragico interrogativo aperto.

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