Tre rapine sono state commesse tra il 2017 e il 2018 in due stazioni di servizio a Brusino Arsizio, paese del Canton Ticino al confine con la Valceresio, con un ufficio di cambio. Il bottino totale ammonta a circa 120mila euro. Questi fatti sono tornati di attualità durante il processo a Varese all’uomo nato nel 1984, che secondo la Procura è uno dei due responsabili di quei colpi (il complice è già stato condannato con giudizio abbreviato).

In aula sono stati presenti gli agenti della squadra mobile della Questura di Varese, che si erano occupati delle indagini all’epoca e che hanno ricostruito i passaggi chiave dell’attività che ha portato all’arresto dei due rapinatori. La polizia giudiziaria ha prestato particolare attenzione ai dettagli, che si sono rivelati cruciali per risolvere il caso.

Uno degli aspetti fondamentali dell’indagine è stato l’uso di uno scooter, che è stato individuato grazie alle telecamere di sorveglianza di una farmacia a Porto Ceresio. Un dettaglio importante è stato il telo sopra la targa dello scooter, che ha attirato l’attenzione degli investigatori. Inoltre, un dettaglio rivelatore è stato un casco identico a quello usato da uno dei rapinatori, che è stato notato in una foto pubblicata su Facebook dal proprietario dello scooter.

Durante le rapine, le armi sono state utilizzate per minacciare le persone presenti all’interno della stazione, al fine di facilitare la ricerca di contanti. L’uso di guanti rossi da parte di uno dei rapinatori durante uno dei colpi è stato un altro elemento chiave dell’indagine. Inoltre, l’auto utilizzata per una delle rapine è stata rubata a Milano e le targhe sono state sostituite prima di oltrepassare il confine.

Gli investigatori sono stati in grado di collegare i cellulari dell’uomo a processo e del presunto complice alle stesse celle telefoniche, dimostrando così la complicità tra i due. Durante il processo, le vittime delle rapine hanno testimoniato, raccontando momenti drammatici vissuti durante gli attacchi.

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