Neonato morto dopo il parto in casa a Concorezzo, il drammatico racconto della prima soccorritrice

Il processo a Monza nei confronti di un’ostetrica milanese accusata di omicidio colposo continua ad alimentare polemiche e dibattiti sulla sicurezza dei parti a domicilio. La dottoressa di pronto intervento in servizio all’ospedale di Vimercate ha raccontato in aula di aver trovato il neonato in condizioni critiche dopo il parto avvenuto in casa da una coppia di quarantenni di Concorezzo. Il bambino, purtroppo, non è sopravvissuto a causa di una ipossia causata dallo strozzamento del cordone ombelicale.

La dottoressa ha sottolineato che i bambini devono nascere in ospedale, dove possono ricevere assistenza immediata in caso di complicazioni. Nel caso in questione, la madre era esausta e preoccupata, mentre il padre cercava di sostenerla. Nonostante i tentativi di soccorso, il cuore del neonato è ripartito troppo tardi a causa dei danni causati dall’ipossia.

Le accuse mosse contro l’ostetrica milanese sono pesanti e riguardano una serie di negligenze, tra cui la mancanza di una seconda ostetrica durante il parto a domicilio. Inoltre, è stata accusata di non aver comunicato all’ospedale la decisione di procedere al parto in casa e di non aver effettuato un adeguato monitoraggio del battito cardiaco fetale.

Il processo è stato rinviato per sentire il confronto tra i consulenti e continuano a emergere dettagli su quanto accaduto quella tragica notte. La discussione su quali siano le pratiche migliori per garantire la sicurezza dei parti e la salute dei neonati è ancora aperta e coinvolge l’intera comunità medica.

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