Il 25 aprile 1945 è una data che tutti noi italiani conosciamo bene: è il giorno dell’insurrezione contro il fascismo e contro i tedeschi, è il giorno della Liberazione, è il giorno in cui finalmente è finita la guerra che ci ha tormentato per cinque lunghi anni e che ha segnato la fine di una dittatura durata vent’anni. Ma una settimana prima di quel giorno storico, Angelo Aspesi, un giovane di diciotto anni di Golasecca, non sapeva cosa sarebbe successo. Lui sapeva solo che doveva fare il suo dovere, combattere contro gli occupanti nazifascisti. E così, insieme ai suoi compagni, diede l’assalto a un treno che trasportava armi e munizioni.
Angelo Aspesi era nato il 7 ottobre 1926 a Golasecca e si era arruolato nella 124a Brigata Pizio Greta, una formazione che operava nella zona del Medio Novarese, non lontano dal suo paese natale. Il gruppo di Aspesi si era spinto fino alla pianura delle risaie tra Novara, Vercelli e Pavia, dove si era unito ad una squadra “volante” della Squadra di Azione Patriottica “Pietro Giuberchio”.
Il 18 aprile 1945, il gruppo di partigiani avvistò un treno merci fermo sulla linea ferroviaria Mortara – Vercelli, alle porte della stazione di Nicorvo. Durante lo scontro a fuoco con i soldati tedeschi di scorta, Angelo Aspesi venne ferito mortalmente. Oggi, lungo una strada bianca tra le cascine Canobbiana e Afficiati, c’è un monumento che ricorda il suo sacrificio.
Questo cippo solitario, forse visto solo di tanto in tanto da qualche trattore o ciclista, viene però onorato ogni 25 aprile. Una delegazione dal suo paese, Golasecca, arriva sul luogo per salutare il partigiano che si sacrificò “alla vigilia dell’insurrezione”. Angelo Aspesi rimarrà per sempre nella memoria di chi ha combattuto per la libertà e per un’Italia migliore.