La morte di Dritan Demiraj, l’ultimo protagonista del duplice omicidio del 2014, ha chiuso definitivamente un capitolo oscuro della cronaca nera italiana. Il suo nome era legato a una vicenda di sangue e violenza che ha scosso l’opinione pubblica otto anni fa, quando Silvio Mannina e Lidia Nusdorfi furono brutalmente uccisi.
Demiraj, un ex fornaio albanese, era stato condannato in primo grado all’ergastolo per i due omicidi, ma a causa dei danni permanenti subiti in seguito a un pestaggio in carcere, il processo in Appello si concluse con il non luogo a procedere. Le sue condizioni fisiche erano drammatiche, tanto che lo avevano ridotto a uno stato simile a quello di un bambino, senza possibilità di recupero.
La triste vicenda ebbe inizio nel 2014, quando Mannina e Nusdorfi furono vittime di una trappola mortale architettata da Demiraj e complici. Mannina fu torturato e ucciso, il suo corpo occultato, mentre Nusdorfi fu uccisa brutalmente nel sottopasso della stazione di Mozzate. Le indagini portarono all’arresto di Demiraj, ma la sua permanenza in carcere fu breve a causa del pestaggio subito.
Oggi, con la morte di Demiraj, si chiude definitivamente un capitolo doloroso della storia italiana. Le vittime non potranno mai essere dimenticate, ma almeno la giustizia ha fatto il suo corso, anche se in modo incompleto. La morte di Demiraj segna la fine di una vicenda che ha lasciato segni profondi nella memoria collettiva.