Il carcere come misura di prevenzione per evitare che casi di maltrattamenti e stalking si trasformino in tragedie. Questo è il tema che ha scosso la città di Varese dopo il terribile massacro di via Ciro Menotti, dove Marco Manfrinati ha ucciso l’ex suocero Fabio Limido e ha ferito gravemente l’ex moglie Lavinia. Manfrinati aveva già un divieto di avvicinamento alla sua ex moglie, era stato denunciato per stalking e maltrattamenti, ma non si trovava in carcere.

La giustizia si muove seguendo determinate normative e l’applicazione delle misure cautelari avviene in maniera graduale. Il presidente del Tribunale di Varese, Cesare Tacconi, spiega che la custodia cautelare in carcere viene applicata solo quando le misure più lievi si rivelano inefficaci.

La mamma di Lavinia ha dichiarato di aver segnalato più volte la pericolosità di Manfrinati, ma il divieto di avvicinamento non ha impedito la tragedia. La Procura di Varese aveva chiesto l’arresto dell’uomo, ma il giudice ha optato per una misura più lieve. Non spetta a noi giudicare le decisioni dei giudici, ma purtroppo in questo caso si è verificato un epilogo tragico.

Il problema sociale legato ai maltrattamenti e agli atti persecutori è diffuso e preoccupante. La legge del 2019, conosciuta come Codice Rosso, ha rafforzato le tutele per le vittime di violenze, migliorando la gestione dei casi e aumentando le pene. La giustizia deve essere più tempestiva ed efficace di fronte a situazioni così gravi.

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