La montagna ha perso uno dei suoi figli più appassionati. Massimo Ratti, insieme a Valentino Alquà, ha perso la vita durante un’escursione di scialpinismo sul Pigne d’Arolla, in Svizzera. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità alpinistica lecchese.

Massimo Ratti era conosciuto per il suo stile “Asen Park”, un modo di vivere la montagna che coinvolgeva avvicinamenti in bicicletta, scalate di vie e pareti dimenticate, notti insonni e viaggi avventurosi. Insieme al suo gruppo di amici alpinisti, ha compiuto numerose imprese, tra cui la ripetizione invernale dello spigolo nord del Pizzo Badile e l’ascesa sul pilone centrale del Freney nel gruppo del Monte Bianco.

Ma Massimo Ratti non era solo un appassionato alpinista, era anche un membro attivo della comunità, coinvolgendo i suoi concittadini nella passione per la montagna. Ha contribuito alla chiodatura di alcune falesie locali e ha organizzato diverse gare di arrampicata, diventando un punto di riferimento nel settore. La sua energia e il suo sorriso contagioso resteranno impressi nella memoria di coloro che lo hanno conosciuto.

Oggi la montagna piange la perdita di Massimo Ratti, ma il suo spirito avventuroso e la sua passione per l’alpinismo continueranno a vivere nei cuori di coloro che lo hanno amato e rispettato. La sua memoria sarà onorata e il suo nome continuerà a ispirare nuove generazioni di alpinisti.

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