Un uomo anziano di 85 anni è stato condannato per atti persecutori nei confronti della sua vicina, tra cui l’utilizzo di un diserbante nocivo sui fiori. Il caso, che ha avuto origine da una disputa sulla recinzione di confine, ha portato alla condanna a nove mesi di reclusione e al pagamento di 2mila euro di risarcimento.
Durante il processo, l’uomo ha cercato di difendersi affermando di essere stato minacciato e di non aver commesso alcun gesto sbagliato. Tuttavia, il giudice Crema ha basato la sua decisione sulle prove presentate dall’accusa, tra cui l’uso del diserbante Terbutilazina, un prodotto chimico pericoloso che ha causato danni alle piante della vicina.
Gli atti persecutori hanno costretto la donna a modificare radicalmente le proprie abitudini di vita, generando stress e ansia. Il conflitto tra i due vicini ha avuto origine da una disputa sulla proprietà terriera, che ha portato a una battaglia legale conclusasi con la condanna dell’uomo.
La sentenza, che ha ridotto la pena a nove mesi grazie alle attenuanti generiche, rappresenta un monito per chiunque pensi di poter intimidire impunemente i propri vicini. La giustizia ha stabilito che atti persecutori e vendicativi non possono compromettere la pace e la sicurezza individuale.