Alessandro Impagnatiello ha confessato l’omicidio della compagna Giulia Tramontano durante il suo interrogatorio in aula davanti alla corte d’Assise di Milano. Dopo un anno dalla morte di Giulia, l’imputato ha deciso di dire la verità e mettere a posto i tasselli confusi nella sua testa. Ha ammesso di aver costruito un “castello di bugie” per mantenere entrambe le relazioni che aveva, tra cui quella con la vittima incinta del loro figlio Thiago.

Durante il processo, sono emerse prove che dimostrano la premeditazione dell’omicidio. Nel cellulare di Impagnatiello sono state trovate ricerche sospette riguardanti veleni per topi, ammoniaca e modi per uccidere un feto. L’imputato ha somministrato veleno alla vittima prima di ucciderla con 37 coltellate. Dopo il delitto, è uscito dalla loro abitazione e si è recato sotto casa della sua amante, guardando nel frattempo la sintesi di una partita di calcio.

Ora Alessandro Impagnatiello deve rispondere alle accuse di omicidio aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza, rischiando l’ergastolo. Durante il processo, ha ammesso di aver agito per futili motivi, crudeltà e premeditazione. Le prove raccolte dalle indagini dei carabinieri dimostrano la freddezza e la determinazione con cui ha pianificato l’omicidio di Giulia Tramontano.

La confessione dell’imputato e le prove raccolte durante il processo saranno fondamentali per far luce su questo tragico evento e per garantire giustizia per la vittima e la sua famiglia. La corte d’Assise di Milano dovrà valutare attentamente tutte le prove presentate e decidere la sentenza finale per Alessandro Impagnatiello.

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