Il copricapo arabo è tornato di moda, specialmente a Milano, il capoluogo lombardo. Oltre alle classiche kefiah nera e rossa, sempre su sfondo bianco, ci sono scialli mediorientali disponibili in mille combinazioni di colori.
Il grande testimonial che ha reso popolare la sciarpa-copricapo dell’indipendenza palestinese è stato Arafat, che la indossava in ogni occasione, persino alla Casa Bianca. Questo trend era un po’ scemato negli ultimi anni, ma dopo gli eventi del 7 ottobre e la risposta dell’IDF su Gaza, la kefiah è tornata di moda. Persino Greta Thunberg l’ha indossata. Il conflitto mediorientale ha oscurato altre situazioni, come quella degli ucraini bombardati.
A Milano, tra le vie del centro, è possibile trovare una vetrina dedicata alle kefiah. Oltre ai classici modelli nero e rosso, ci sono scialli mediorientali disponibili in varie combinazioni di colore, realizzati da rifugiate in un campo profughi in Giordania. Questi prodotti di qualità vengono venduti a prezzi che variano dai 40 ai oltre 100 euro.
La moda e la politica sono sempre più difficili da separare, e ci si chiede se presto vedremo kefiah griffate con marchi famosi come Louis Vuitton o Balenciaga. In un’epoca di brandizzazione selvaggia, tutto sembra essere oggetto di appropriazione culturale e di tendenza.
La protesta e la solidarietà alla causa palestinese si manifestano anche attraverso l’abbigliamento e gli accessori, come dimostrano le autrici femministe che condividono outfit ispirati alla contestazione su Instagram. In un’epoca in cui tutto è riproducibile sui social media, la moda diventa uno strumento di espressione politica e di solidarietà.