Una vicenda burocratica al limite del paradossale ha impedito alla polizia locale di Bergamo di adottare il bastone distanziatore. L’assessore comunale alla Sicurezza, Sergio Gandi, ha spiegato questa mattina ai giornalisti che tutto è iniziato all’inizio del secondo mandato dell’amministrazione Gori.

L’assessore, vista la situazione difficile nella zona di piazzale Marconi e della stazione ferroviaria, ha pensato di aumentare le dotazioni della polizia locale, chiedendo anche il bastone distanziatore in virtù della legge regionale in atto. Si tratta di un’asta di plastica o gomma, ripiegabile, lunga una quarantina di centimetri nella sua massima estensione e dotata di un meccanismo di bloccaggio, che gli agenti potrebbero utilizzare per difendersi dalle aggressioni durante i servizi.

Dopo quattro anni di richiesta, l’ente preposto alla validazione delle dotazioni di sicurezza delle polizie ha emesso un giudizio sibillino, affermando che c’è un cinque per cento di possibilità che il bastone distanziatore possa provocare lesioni se utilizzato in maniera impropria.

Nonostante la richiesta del Comune al Ministero dell’Interno, la risposta è stata negativa, poiché non è escluso che il bastone possa essere utilizzato in maniera offensiva. Questa situazione di incertezza ha bloccato l’adozione del bastone distanziatore da parte della polizia locale di Bergamo.

L’assessore Gandi ha dichiarato che la soluzione sarebbe una norma nazionale chiara che regolamenti le dotazioni della polizia locale in tutto il territorio italiano. Senza un intervento legislativo o normativo, la situazione rimarrà invariata e nessuno potrà assumersi responsabilità legali complesse.

In conclusione, nonostante gli sforzi dell’amministrazione, la vicenda del bastone distanziatore ha evidenziato le discrepanze tra le leggi regionali e nazionali, bloccando l’adozione di nuove dotazioni per la polizia locale di Bergamo.

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