Il 10 giugno 1924, il grande antifascista italiano Giacomo Matteotti fu ucciso da un commando di uomini della polizia politica fascista. Tra di loro c’era Amerigo Dumini, un trentenne fiorentino con una lunga lista di crimini alle spalle. Dumini era un personaggio chiave nell’organizzazione dell’agguato a Matteotti, insieme ad Albino Volpi e altri complici.
Dumini era un esecutore fedele del regime fascista, pronto a compiere azioni violente per conto di Mussolini. Dopo l’omicidio di Matteotti, tutti e cinque gli esecutori furono ricompensati dal regime, in un gioco di ricatti incrociati per mantenere il silenzio sul coinvolgimento del regime nel delitto.
Mauro Canali, storico e autore del saggio “Il delitto Matteotti”, ha approfondito la figura di Dumini e dei suoi complici, svelando dettagli inediti sulla corruzione e sulle collusioni con il mondo degli affari che hanno portato all’assassinio di Matteotti.
Dumini, dopo la fine della guerra, ha vissuto una vita travagliata, tra confini, condanne e libertà condizionale. La sua storia è un esempio di come il potere politico possa manipolare e proteggere i suoi esecutori, anche a discapito della giustizia e della verità.
Il centenario della morte di Matteotti ci ricorda l’importanza di difendere la democrazia e la libertà di espressione, e di non dimenticare mai le vittime dell’oppressione e dell’ingiustizia. Matteotti e la sua lotta contro il fascismo restano un simbolo di coraggio e determinazione per le generazioni future.