Abbiamo ricevuto in redazione il seguente commento: “Autonomia, rissa alla Camera colpito il deputato Donno (M5S), poi esce in carrozzina: quest’Italia che non vota, evidentemente, lo fa perché non si sente rappresentata da nessuno di questi teatranti”. Queste poche righe già spiegano tutto. Mentre si svolgeva la rissa parlamentare, ieri 12 giugno, un sindaco di un Comune della nostra provincia, Dimitri Cassani di Casorate Sempione, insultava il suo collega neo eletto di Arsago Seprio, Claudio Montagnoli, paragonandolo a Barabba. Senza rendersi conto che insultava anche tutti gli elettori arsaghesi.

Due episodi, un unico denominatore comune: l’irresponsabilità istituzionale. Da una parte l’assemblea degli eletti a Montecitorio che trasformava l’Aula in un ring, dall’altra un sindaco che delegittimava un suo pari, con cui dovrà collaborare, accostandolo a un ladrone. Due momenti di alta politica che non sorprendono più. È proprio in questa mancanza di sorpresa, nel disincanto, che troviamo la sostanza della questione: certe scene e prese di posizione sono diventate la normalità, in un paese che guarda e passa. La gente diserta le urne convinta che votare non serva più a niente, se questi sono i risultati. Nessuno si sente in dovere di chiedere scusa, di ammettere un errore.

A Montecitorio si chiede di consultare il Var per stabilire chi ha cominciato a menare le mani, sembra di essere allo stadio, non in Parlamento. Il sindaco di Casorate ha cancellato Malpensa24 dalla sua pagina Facebook dopo una reprimenda per le sue offese al collega. Due atteggiamenti che dicono molto su dove siamo arrivati. Dovremmo ricordare la lezione di Einaudi, De Gasperi, Pertini, di certi sindaci del passato che davano del lei per rispetto ed educazione. Ma lasciamo perdere. Forse Longanesi aveva ragione: “L’Italia: una basilica che diventa una casa popolare”.

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