Il caporalato agricolo: un problema che colpisce anche il territorio lecchese

Il recente dramma del giovane bracciante indiano Satnam Singh, morto per omissione di soccorso dopo aver perso un braccio mentre lavorava in nero per un’azienda coinvolta in casi di caporalato, ha riportato l’attenzione sui sindacati contro questa pratica illegale che purtroppo non risparmia nemmeno territori come quello di Lecco.

Già dieci anni fa, a Lecco, si parlava di caporalato diffuso anche sul Lago di Como e in Brianza, coinvolgendo lavoratori rumeni e nordafricani sfruttati in diversi settori come la floricoltura, la manutenzione del verde e l’agriturismo. Negli anni successivi, sono emersi altri casi di caporalato nel settore agricolo, come l’inchiesta sulla Spreafico Frutta del 2021 e il “caporalato digitale” nel settore dei rider nel 2023.

Tuttavia, secondo il responsabile della Uila-Uil del Lario, oggi la situazione agricola della provincia di Lecco sembra essere migliorata, con contratti regolari e retribuzioni corrette per i lavoratori stranieri impiegati nei settori della manutenzione del verde e dell’agriturismo. Anche la segretaria generale della Flai Cgil di Lecco sottolinea l’importanza di monitorare costantemente la situazione agricola e sensibilizzare sul tema della legalità, per evitare che casi di caporalato sfuggano ai controlli.

In ogni caso, il sindacato rimane vigile e impegnato nel contrastare il caporalato, soprattutto attraverso una maggiore legislazione e politiche più incisive per proteggere i lavoratori agricoli da situazioni di sfruttamento. Fortunatamente, al momento non sembrano esserci casi di caporalato nel territorio lecchese, ma è fondamentale rimanere vigili e pronti ad intervenire in caso di necessità.

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