La storia di un trentenne difeso dall’avvocato monzese Marco Martini è un esempio lampante di come il sistema giudiziario possa trasformarsi in un vero e proprio labirinto senza via d’uscita. Accusato di vari reati tra il 2013 e il 2017, tra cui violenza sessuale, stalking, lesioni e sequestro di persona, il giovane sembrava aver ottenuto la tanto agognata assoluzione nel 2021. Tuttavia, il destino ha voluto diversamente.

Dopo una condanna a nove anni in primo grado nel 2018, confermata in appello nel 2020, l’avvocato Martini è riuscito a ottenere l’assoluzione per il suo cliente in Appello bis a Milano, grazie al lavoro svolto davanti alla Suprema Corte. Ma la gioia è stata breve, poiché la Procura Generale ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione nel 2022, ottenendo un nuovo rinvio in Appello e una condanna a 7 anni e sei mesi per il trentenne.

Nonostante i tre annullamenti in Cassazione, l’avvocato Martini non si è arreso e ha presentato un terzo ricorso, portando il caso alla quarta udienza in Corte d’Appello. Secondo l’avvocato, c’è qualcosa che non quadra in questa vicenda, ma la priorità è evitare una condanna ingiusta e il carcere per il suo cliente.

In generale, il legale sottolinea come in casi di presunti reati gravi come quelli affrontati dal suo assistito, i giudici tendano a dare credito alla parte offesa senza ascoltare adeguatamente la difesa. Il caso del trentenne difeso da Marco Martini è quindi un esempio emblematico di come un processo possa trasformarsi in un vero e proprio incubo senza fine.

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