I tre livelli del sistema che è stato smantellato dalla Procura di Varese erano ben definiti: alla base c’erano i clienti, cittadini che cercavano di ottenere benefici dall’Inps attraverso la presentazione di documenti falsi riguardanti la propria salute. Poi c’erano i medici, che falsificavano le diagnosi per favorire l’ottenimento di pensioni e accompagnamenti da parte dello Stato. Infine, ai vertici della piramide c’era una coppia di settantenni residenti a Varese, accusati di essere i cervelli di questa truffa, intermediari che proponevano soluzioni ai clienti a pagamento.

Durante l’udienza davanti al giudice, l’Inps di Varese ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo, che vede imputati per associazione a delinquere, falsità e corruzione. Le indagini hanno utilizzato strumenti contabili e l’analisi delle comunicazioni tra i soggetti coinvolti, ma non sono state adottate misure cautelari nella fase preliminare.

L’udienza si è conclusa senza alcun risultato concreto, in quanto molte delle accuse risalgono al 2015 e sono vicine alla prescrizione. Le difese dei vari imputati si basano proprio su questo, cercando di ottenere l’assoluzione per i propri assistiti. La situazione è complicata anche da questioni tecniche legate alle notifiche degli atti processuali.

In conclusione, la truffa smascherata a Varese ha coinvolto diversi livelli di persone, dalla base dei clienti fino ai vertici dell’organizzazione. Ora spetta alla giustizia fare luce su questa vicenda e punire i responsabili di questo giro di falsità e corruzione.

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