Il mercante d’arte condannato a tre anni ha accusato il pm e la Guardia di Finanza di aver esercitato pressioni per far parlare il giovane praticante avvocato. Il giudice di pace di Venezia ha escluso la commissione di reati. Il procuratore aggiunto ha dichiarato che si tratta di una prassi comune e che il praticante avvocato era incline a reazioni emotive eccessive.

La principale accusa mossa da Gianfranco Cerea nei confronti del pm Emanuele Marchisio e dei finanzieri riguarda il presunto mancato rispetto del segreto professionale nei confronti del giovane avvocato. Tuttavia, il gip di Venezia ha respinto questa accusa e ha archiviato il fascicolo a carico del pm. Resta ancora aperta la denuncia sporta dal pm per calunnia e diffamazione.

Il praticante avvocato è stato convocato presso la caserma della Guardia di Finanza il 5 dicembre 2017. Ha dichiarato di non essersi avvalso del segreto professionale a causa del clima ostile e delle pressioni subite durante l’interrogatorio. Tuttavia, il pm e i finanzieri hanno smentito queste affermazioni, sostenendo che il praticante non aveva manifestato l’intenzione di avvalersi del segreto e che aveva potuto apportare precisazioni al verbale.

Il procuratore aggiunto di Venezia ha riconosciuto che la versione del praticante avvocato potrebbe legittimare alcuni dubbi, ma ha sottolineato che le modalità utilizzate durante l’interrogatorio rientrano nella prassi e non costituiscono un reato. Il praticante è stato descritto come una persona impressionabile, soggetta a reazioni emotive eccessive.

La vicenda coinvolge anche le sorelle di Cerea, accusate di aver fornito false testimonianze in Procura. Tuttavia, il gip ha condiviso la versione dell’aggiunto secondo cui le donne erano a conoscenza dell’indagine e il loro avvocato aveva concordato la convocazione.

Infine, sono state sollevate questioni riguardanti le intercettazioni dell’avvocato Cavallaro, che sono state giudicate legittime dal gip in quanto l’avvocato non era ancora stato nominato difensore nel procedimento penale. La conclusione è che non vi siano stati comportamenti dolosi o strumentalizzazioni.

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