Il 10 luglio 1976 è una data che rimarrà per sempre impressa nella storia della Brianza e dell’Italia. Quel giorno, esattamente 48 anni fa, si verificò il grave incidente presso l’azienda chimica ICMESA, situata al confine tra Seveso e Meda, che causò la fuoriuscita di una nube tossica di diossina, provocando uno dei peggiori disastri ambientali mai avvenuti nel nostro Paese. Da allora, la vicenda è nota con diversi nomi: “il disastro di Seveso”, “l’estate della diossina”, “la vicenda ICMESA”.

L’ICMESA era un’industria chimica svizzera che operava a Meda, producendo prodotti chimici di base e farmaceutici. Già dagli anni ’40, la popolazione aveva sollevato preoccupazioni riguardo agli scarichi nocivi provenienti dalla fabbrica. Il 10 luglio 1976, a causa di un’avaria in un reattore chimico, si verificò la fuoriuscita di diossina nell’aria, colpendo i comuni di Meda, Seveso, Cesano Maderno e Desio.

Le conseguenze furono drammatiche: evacuazioni, divieti di contatto con il suolo e gli animali, e l’emergere di malattie come la Cloracne tra i residenti. Il territorio contaminato fu bonificato tra il 1981 e il 1984, con la creazione del Bosco delle Querce, un parco che sorge sulle aree più colpite dal disastro.

Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, la questione della diossina torna ad essere al centro del dibattito in Brianza a causa della controversa autostrada Pedemontana, che dovrebbe passare proprio vicino al Bosco delle Querce. Associazioni ambientaliste come Legambiente si oppongono alla realizzazione dell’autostrada su terreni ancora contaminati, chiedendo trasparenza e attenzione alla salute dei cittadini.

Il passato di ICMESA e il Bosco delle Querce continuano a suscitare interesse e preoccupazione, rimanendo un simbolo dei rischi legati alle attività industriali e all’ambiente. La lotta per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica continua, affinché tragedie come quella di Seveso non si ripetano mai più.

Articolo precedenteMonza: la sicurezza dei cittadini è una priorità
Articolo successivoLa Mantide di Cornate d’Adda: il caso della Mantide bis

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui