Il processo riguardante l’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti a Livigno ha subito un colpo di scena inaspettato oggi, a causa di un errore procedurale che ha portato i giudici del Tribunale di Sondrio a dichiarare inutilizzabili le prove raccolte dopo i primi sei mesi di indagine. Questo ha comportato l’annullamento di numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, su cui si basavano le accuse di corruzione, concussione e peculato nei confronti del principale imputato, l’ex comandante della Polizia Locale di Livigno, Cristoforo Domiziano Franzini, e di alcuni commercianti coinvolti nel caso.

Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Francesco De Tommasi, si è trovato impossibilitato ad utilizzare le intercettazioni che dimostravano presunti scambi di favori tra l’ex comandante della Locale e alcuni commercianti, i quali avrebbero offerto pranzi e generi alimentari in cambio di vantaggi. La causa di questa situazione risiede nel ritardo della richiesta di proroga delle indagini da parte della Procura distrettuale di Milano.

Sono 17 le persone coinvolte nel processo, tra cui pubblici amministratori, agenti della Polizia Locale e diversi commercianti. Nonostante l’annullamento delle prove dopo i primi sei mesi di indagine, l’accusa di traffico illecito di rifiuti rimane invariata. Si tratta di un duro colpo per l’inchiesta, che dovrà ora proseguire senza il supporto delle intercettazioni che sembravano costituire una parte fondamentale del caso.

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